Carissimi,
tra meno di un mese celebreremo la Solennità di Tutti i Santi; ma secondo voi, quale è il modo migliore per farlo? Accendendo tante candele di fronte alle loro immagini? Andare in pellegrinaggio in qualche santuario a loro dedicato? Partecipare a qualche processione con la loro statua come si usa fare in tanti paesi? Tutte cose buone, per carità! Ma Francesco di Sales va oltre dicendo che “per ben celebrare la festa dei Santi, bisogna amarli di un amore di imitazione, di compiacenza e di benevolenza. Per mezzo dell’amore di imitazione ci renderemo simili a loro, imitando la loro vita, amando quello che essi hanno amato, facendo quello che essi hanno fatto, e cercando di andare in Cielo per il cammino che hanno percorso per giungervi”.
In fondo è quello che lui stesso ha fatto. La Liturgia del giorno di Tutti i Santi, oggi come ai suoi tempi, ci fa leggere il Vangelo delle Beatitudini (Mt 5,1-12); sono quelle beatitudini che l’uomo non riesce più a comprendere perché sembrano andare nella direzione contraria al vivere tranquilli, senza troppe preoccupazioni, guardando solo al bene effimero del mondo. Gesù, asserisce il Nostro, insegnava, e insegna, una dottrina che non era mai stata udita prima: “Si rivolgeva agli Apostoli per farci vedere che era per essi e per quelli che li avrebbero seguiti, che diceva in modo particolare la prima e l’ultima beatitudine: «Beati i poveri in spirito, beati quelli che sono perseguitati a causa della giustizia», perché avrebbero dovuto praticare la povertà in modo speciale e soffrire molte persecuzioni in quanto persone consacrate in modo speciale a Nostro Signore”. Ma se queste due beatitudini erano rivolte in modo particolare agli Apostoli, tutte le altre coinvolgevano il resto del popolo in quanto “tutti devono fare penitenza, tutti devono essere puri e candidi di cuore” e tutti devono essere operatori di pace. Ah, se i “grandi” della terra facessero questo…! Il de Sales, in modo particolare, visto che il suo uditorio era composto soprattutto di Visitandine, si sofferma sulla prima beatitudine sottolineandone il senso: Gesù intendeva parlare di quella povertà che egli steso ha praticato e di quella che avrebbero vissuto coloro che accolgono il suo invito: Aggiunge, comunque, che la povertà è sempre degna di onore e che, addirittura, ci sono stati filosofi pagani che si sono gloriati di essere poveri. Strano, ma vero. E proprio oggi celebriamo la festa di un uomo che ha fatto della povertà il suo stile di vita: san Francesco di Assisi, patrono d’Italia.
Preghiamo
O Padre, che hai concesso a san Francesco d’Assisi di essere immagine viva di Cristo povero e umile, fa’ che, camminando sulle sue orme, possiamo seguire il tuo Figlio e unirci a te in carità e letizia. Amen
Oggi affidiamo all’intercessione del Poverello di Assisi noi stessi, le nostre famiglie, le nostre comunità religiose e parrocchiali e il nostro Paese: sia lui ad insegnare a tutti la strada che porta alla pace, alla condivisione e all’amore di Dio.
Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR