Natale 2023: Lettera del nostro Parroco

Di seguito pubblichiamo la lettera di Natale 2023 che il nostro Parroco Padre Gianni scrive a Gesù e la risposta del Figlio di Dio, lettere che ogni anno Padre Gianni legge a tutta la comunità riunita durante la notte di Natale. Una scambio epistolare tra il Parroco e Gesù che ormai è diventato un appuntamento fisso della nostra comunità parrocchiale.

Roma, Natale 2023

Caro Gesù,

eccoci al nostro consueto appuntamento con il solito timore di lamentarmi sempre delle stesse cose: la guerra…ogni anno ce n’è una nuova, qualcuna dimenticata, qualche altra che scoppia e proprio nella tua terra; la crisi economica con sempre più gente che si ritrova in ristrettezze; gli sconvolgimenti naturali dei quali siamo complici; e che dire delle tante, troppe vite umane stroncate dai tanti fatti di sangue domestici o sulle strade. L’uomo non cambia, non vuole cambiare o, se cambia, lo fa in peggio. Ma puntualmente, ogni anno torna la festa del tuo compleanno che, nel cuore e nella mente di tanti, assume il sapore dello spreco, del consumismo, del “non pensiamoci, oggi è Natale”… Non so perché, ma da qualche giorno mi ritorna, con insistenza,  alla mente la tua parabola delle dieci vergini, cinque stolte e cinque sagge. Ma noi, mi chiedo, come ci collochiamo? Tra le stolte o tra le sagge? Le nostre lampade sono accese o si spengono? E se si spengono, avremo il tempo di andare a comprare l’olio, nel cuore della notte, e tornare in tempo per non trovare la porta chiusa? Domande che mi frullano per la testa e alle quali non riesco a dare una risposta convincente. Per questo, col tuo permesso e con un po’ di fantasia, vorrei immaginare un finale diverso per quella parabola: la madre dello sposo, sentendo le invocazioni di quelle ragazze escluse dalla festa di nozze, si rivolge a suo figlio chiedendogli di aprire anche a loro la porta e cerca di giustificarle dicendo che, forse, distratte da altre cose, hanno dimenticato quella più importante: l’olio per le lampade. Lo sposo la guarda e con un sorriso dice: «Non posso lasciare inascoltata una richiesta di mia madre» e, rivolgendosi agli inservienti, ordina: «Lasciatele entrare». Signore, tu sei la porta attraverso la quale tutti noi, anche se spesso siamo distratti da troppe cose materiali, possiamo entrare alla festa di nozze; Tu sei la luce, quella vera che illumina ogni uomo ed ogni donna di buona volontà. Il problema grande è che, quella porta, molti non vogliono varcarla e non permettono ad altri di farlo. Le porte che Tu hai riaperto, l’uomo le vuole chiuse. Proprio come quegli albergatori di Betlemme che chiudendo le porte in faccia a Maria, già in travaglio, e all’angosciato Giuseppe, hanno detto: qui non c’è posto per voi. E tu, il Re dell’universo, sei venuto al mondo in un ricovero per animali. Ma il tuo papà terreno, le porte di quella stalla, non le ha chiuse ed ha permesso a quei poveri pastori, ai quali era negato l’accesso al Tempio perché puzzavano di pecora, di capra e di sporcizia, di entrare; sono stati proprio loro, così sporchi e puzzolenti, a godere per primi del “bacio di Dio alla Creazione”, come Francesco di Sales chiama il mistero dell’Incarnazione. Il mondo odierno sembra essere affollato di porte: chiuse per chi soffre per la fame, la sete, le malattie, le guerre, per il rifiuto di un posto di lavoro dignitoso o per l’attesa esasperante di una visita medica, ma aperte a chi specula sulle disgrazie altrui, a chi può pagare una visita privata; porte spalancate allo spreco, al consumismo, a chi crede di potersi sostituire a Dio. I “grandi della terra” si incontrano, si confrontano, discutono, promettono, fanno proclami e dopo i baci, le strette di mano, gli abbracci e le foto di rito, si salutano e…tutto resta come prima.

Aiutaci Signore a riscoprire e riappropriarci del senso cristiano di questa festa, a riaprire le porte del nostro cuore, a non permettere che venga soffocata la speranza di un mondo più solidale, ad essere meno indegni del tuo bacio d’amore per tutto ciò che hai creato. Gesù, da tutti noi, vicini e lontani, da ogni uomo e donna di buona volontà, l’augurio di buon compleanno. Tuo Gianni

 

Paradiso, Natale 2023

Io mi chiedo, caro il mio prete: ma come ti è venuto in mente di stravolgere una mia parabola? Forse la tua non più giovane età ti ha fatto dimenticare che le parabole, usate anche dai rabbini del mio tempo, erano dei modi semplici per far comprendere agli altri, in questo caso a quei testoni dei discepoli, e anche a voi testoni di oggi, le verità che sono via al cielo e quella che tu hai un po’ manipolato, era un esplicito invito a vegliare, nella fede, in attesa del mio ritorno. Un po’ sorpreso e contrariato da questa tua iniziativa, ho fatto leggere la lettera a mia madre dicendole: «Guarda cosa si è inventato ‘sto prete romano». Lei ha letto, mi ha guardato e, sorridendo ha detto: «Mi ricorda tanto quel mio intervento al matrimonio dei nostri amici di Cana di Galilea, quando quei poveri sposi rischiarono di fare una figuraccia con tutti gli invitati perché il vino era finito. Ti ricorda cosa feci io? Non ti chiesi, forse, di fare qualcosa per loro? E tu, dopo un po’ di resistenza, hai tramutato l’acqua in un vino speciale. Chi ha scritto questa lettera ha voluto solo mettere in evidenza il mio amore e la mia indulgenza per tutte le creature, anche per quelle che prendono strade sbagliate purché siano disposte a cambiare vita». Sai, Gianni, aveva proprio ragione mia madre. Il suo cuore di mamma vorrebbe accogliere sempre tutti, anche coloro che, per tanti motivi, sbagliano e si allontanano da me. Però ha una predilezione particolare per quelli che, senza colpa alcuna, ricorrono a lei perché il mondo li rifiuta o li emargina, per quelli che sono vittime innocenti della follia delle tante guerre che insanguinano la terra e per quanti fuggono dalla fame e dalle ingiustizie. Anche lei, quando aspettava me, sostenuta dal caro Giuseppe, ha fatto l’esperienza di chi, dopo aver affrontato un lungo e pericoloso viaggio, ha trovato le porte chiuse, i cuori chiusi…ed io sono nato in una stalla; anche lei ha dovuto affrontare la paura di chi fugge dalla follia di un re fantoccio che si credeva grande. Anche lei, insieme a me, ha pianto quando il mio papà terreno ci ha lasciati soli addormentandosi nelle braccia di Dio. E quanto ha pianto ai piedi della croce accogliendomi tra le sue braccia. Lei, quelle braccia aperte, non le ha mai chiuse infondendo forza e coraggio ai miei amici delusi, impauriti, sconfitti che pensavano fosse tutto finito. Quante lacrime ha asciugato: quelle di Marta e di Maria per la morte del loro fratello, quelle amare di Pietro pentito per avermi rinnegato, di Giovanni il mio discepolo prediletto, degli altri che si sentivano colpevoli di avermi lasciato solo mentre venivo arrestano in quel giardino. E ancora oggi è pronta a consolare quanti soffrono per le meschinità altrui, ad accogliere i rifiuti di una società opulenta che non si accorge di loro pensando solo al benessere di pochi trascurando le tante povertà umane. Ancora oggi si fa prossimo, asciugando le lacrime di quanti piangono per la morte, troppo spesso violenta, dei propri cari e a loro, in particolare. offre il rinnovato bacio di Dio. Lei, l’umile serva di Dio, tiene sempre aperte le sue braccia per accogliere tutti i suoi figli, quelli che, di generazione in generazione, la chiamano beata. Beh, Gianni, a questo punto non posso far altro che perdonare la tua impertinenza.

A te, ai tuoi confratelli e a tutti coloro che, con fede, celebrano questo nuovo Natale, la mia benedizione.

Tuo Gesù

P.S. Per favore, per il futuro, lascia le mie parabole così come le ho raccontate.