Carissimi,
quella dell’Omelia, soprattutto festiva, per noi preti, è sempre una sfida. In che senso, chiederete voi? Nel senso che non mette alla prova la nostra abilità oratoria indirizzata ad altri, ma la nostra umiltà nel riconoscerci indegni di annunciare la Parola che salva agli altri, dopo averla meditata nel nostro animo. Questa premessa si rende necessaria per comprendere meglio ciò che Francesco di Sales vuole dirci in nell’Esortazione che iniziamo oggi: era il 17 aprile 1620, Venerdì Santo. I più attenti e fedeli ricorderanno che egli ne aveva già tenuta una, nel Venerdì Santo di qualche anno prima (28 marzo 1614) e che abbiamo letto insieme tra la fine di ottobre e la metà di novembre 2024. Dopo circa sei anni torna a parlare alle sue suore, e a noi, della Passione del Signore in modo diretto partendo, questa volta, dall’esperienza, quasi fallimentare, di san Paolo all’Aeropago di Atene narrata negli Atti degli Apostoli (17,22-24). Paolo, dice l’Oratore, per annunziare il vero Dio, prende spunto dall’iscrizione che aveva letto su un altare pagano: Al dio ignoto; ma io “ho rivolto gli occhi al titolo che ho visto, non sopra l’altare degli ateniesi, ma sopra quell’altare che non ha paragoni, sul quale il nostro Salvatore e Maestro si è offerto per noi a Dio Padre…altare che non è altro che la croce…”. Evidentemente egli non vuole parlarci di “un Dio sconosciuto”, ma di un Dio misconosciuto. Attenzione: usa questo termine non nell’accezione negativa corrente (negato, rifiutato, ecc.), ma in quella che indica qualcosa o qualcuno che resta velato ai nostri occhi e per questo mai sufficientemente conosciuto per quello che è e che vale realmente. Francesco vuole, dunque, aiutarci ad approfondire sempre di più il mistero della Redenzione e lo fa partendo dall’iscrizione che Ponzio Pilato, in latino, greco ed ebraico, fece mettere sulla croce: Iesus Nazarenus Rex Judeorum, e cioè Gesù Nazareno Re dei Giudei (Cfr. Gv 19,19). E fa questa considerazione: “Chi avrebbe mai pensato che parole così sante sarebbero state pronunciate dalla bocca miserabile di un uomo così perverso quale era Pilato? Ciononostante erano veritiere…”; come fu veritiera la profezia del sommo sacerdote Caifa sulla necessità della morte di un solo uomo per impedire la distruzione di un’intera nazione (Cfr. Gv 11, 47-53). Nei prossimi incontri seguiremo la spiegazione che il Salesio dà di quella iscrizione sulla croce del Signore che indicava il motivo della sua condanna.
Nella Festa dell’Apostolo san Mattia, preghiamo:
O Dio, che hai voluto aggregare san Mattia al collegio degli Apostoli, per sua intercessione concedi a noi, che ci alletiamo per il dono del tuo amore, di essere annoverati tra gli eletti. Amen
Anche oggi certamente il Signore ci darà l’opportunità di sentire l’alito del suo amore su di noi…
Buona giornata,
PG&PGR