Carissimi,
I.N.R.I., Gesù di Nazaret, Re (dei giudei). Francesco di Sales si chiede che cosa rappresentino nella nostra vita di fede queste tre parole divine. In primo luogo: Gesù. Ossia Salvatore; in secondo luogo: di Nazaret, città in fiore (fiorita); il terzo luogo: nostro Re; “tre titoli che gli sono sommamente dovuti”. Che strano! Sono titoli dovuti al Cristo eppure poche volte ci fermiamo a considerare che ci coinvolgono direttamente: “Salvatore” di chi se non nostro? “Di Nazaret”, in quanto non sconosciuto come quello al quale gli ateniesi avevano dedicato un altare; “Re”, certamente dei giudei, ma anche del nuovo Israele, cioè noi. L’Oratore si sofferma a lungo per illustrare meglio tali concetti, ma noi cercheremo, senza mortificarlo troppo, di sintetizzare il suo pensiero: “Prima di tutto è Salvatore…non solo degli uomini, ma anche degli Angeli. Tutti ricevono la salvezza dalla divina Bontà, e l’hanno in virtù della passione e morte di Gesù Cristo; infatti dall’eternità ha progettato questo atto di misericordia…” Chi ci segue da tempo avrà certamente notato che Francesco, parlando della salvezza operata attraverso la croce, spesso accomuna gli uomini e gli Angeli e questo in quanto entrambi sono esseri creati. Ma qui fa una distinzione importante affermando che Nostro Signore “pur essendo il Salvatore degli Angeli, non è il loro Redentore, ma bensì quello degli uomini”. E ce ne spiega il perché: gli Angeli non hanno bisogno di Redenzione dato che, come detto prima, la loro salvezza dipende dal progetto che Dio aveva fin dall’eternità e sono stati confermati in grazia nel momento in cui hanno scelto, a differenza degli angeli ribelli, di servire Dio. L’uomo, invece, ha bisogno di essere salvato e redento. Prosegue, infatti, il Nostro: “Appena l’uomo ebbe mangiato del frutto proibito…Nostro Signore decise di venire a riscattare quel povero uomo a prezzo del suo sangue prezioso rivestendosi della nostra natura umana, che unì in modo inseparabile alla propria Persona divina, per rendersi capace di patire e morire come poi ha fatto”. Come gli Angeli fedeli collaborarono, attraverso la loro scelta, alla propria salvezza, noi uomini e donne siamo chiamati a collaborare, attraverso le nostre scelte, all’opera della nostra salvezza e della nostra redenzione. Certamente dovremmo riflettere di più su questo.
Preghiamo
Signore Gesù, testimone fedele, unigenito Figlio del Padre, tu ci hai amati fin dall’eternità e hai lavato i nostri peccati nel tuo sangue. Concedici di testimoniare sempre la nostra fede attraverso le nostre scelte quotidiane. Amen
Anche oggi siamo chiamati ad essere testimoni del Cristo Risorto e a renderci utili al disegno di Dio. Non è una responsabilità da poco… Buona giornata,
PG&PGR