21 Maggio 2025: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

un mese fa il nostro caro papa Francesco entrava nella luce della risurrezione. Ci ha lasciato l’eredità di una vita spesa per il bene della Chiesa, vissuta nell’umiltà e nella semplicità. Preghiamo per lui come egli, certamente pregherà per tutti noi.

Il primo fiore, dice Francesco di Sales (e non poteva essere altrimenti), è quello dell’umiltà: “Il Signore Gesù, nel tempo della passione, non ha forse praticato l’umiltà più profonda, la più vera e sincera che si possa immaginare, anzi la più incredibile, in tutti i tormenti e le abiezioni che dovette sopportare?” I grandi della terra, in modo particolare quelli del passato, al loro nome univano quello della città natale o in quella dove avevano operato. Ma Gesù scelse di essere chiamato Nazareno (o di Nazaret), la città dove era cresciuto che non godeva certamente, presso i giudei, di buona reputazione. Egli, dopo essere stato crocifisso, ci fa notare il de Sales seguendo i vangeli sinottici, rimase in assoluto silenzio, impassibile alle frasi oltraggiose di molti, fino alle tre del pomeriggio. Dice: “Egli si raccoglieva (con quel silenzio), in se stesso e considerava il mistero della propria abiezione; infatti che cos’è l’umiltà un raccoglierci in noi stessi per esaminarci con più maturità?” Quel silenzio di Gesù deve insegnarci a guardare più spesso dentro di noi, ad essere più critici verso certi nostri comportamenti e lasciar parlare dentro di noi lo Spirito di Dio. Il secondo “fiore” che Francesco prende in considerazione è la pazienza. Quella del Signore “fu maggiore di quanto si possa dire…non tradì, come facciamo noi, il peso della sofferenza per muovere i presenti a compassione di sé”. La pazienza, quella vera che non dobbiamo mai stancarci di chiedere al Signore, è quella che sa affrontare le difficoltà della vita confidando nel suo aiuto. Ma quanto è difficile praticarla. Sottolinea il Nostro: “Purtroppo, anche se abbiamo un male leggero, facciamo esattamente il contrario di quanto ci ha insegnato il nostro dolce Maestro; infatti, non la smettiamo di lamentarci e mormorare…Il nostro male, per piccolo che sia, non ha confronti e ciò che gli altri soffrono non è nulla paragonato al nostro…siamo più acidi e impazienti di quanto si possa dire…Infine, è una gran pena vedere quanto siamo poco attenti alla pazienza del nostro Salvatore…”.

Preghiamo chiedendo il “fiore” della pazienza

Signore Gesù tutta la tua esistenza terrena è stata animata anche dalla pazienza. Alimentala in noi soprattutto nelle situazioni particolari, con le persone che ci circondano e…con noi stessi. Amen

Forse anche oggi ci scontreremo con situazioni o persone che metteranno alla prova la nostra pazienza. Dove attingerla se non da Dio? Buona giornata,

PG&PGR