Carissimi,
come ricorderete, lunedì scorso abbiamo accennato ai sette doni dello Spirito Santo così come Francesco di Sales li presenta nel TAD. Oggi ci invita a considerare “questo Dono prezioso, in quanto è concesso singolarmente a ciascuno di noi”. Lo Spirito porta con sé i suoi doni “e dal collegamento che faremo tra questi sette doni, risalendo come per mezzo di una scala, sapremo se abbiamo ricevuto o meno lo Spirito Santo, poiché egli ha l’abitudine di comunicarli alle anime nelle quali discende e trova preparate ad riceverlo”.
Cosa strana, il Nostro inizia questa spiegazione dall’ultimo, rispetto all’elenco “ufficiale” e cioè il timore in quanto, spiega, “è il più universale, dato che costatiamo che anche i cattivi provano timore e spavento sentendo parlare della morte, del giudizio e dei castighi eterni”. Ma il timore non va confuso con la paura perché, in quanto dono dello Spirito, ci porta a fuggire il male e tutto ciò che si oppone a Dio. In altre parole ci fa temere…noi stessi. Nel libro di Isaia (11,2-3), si parla del “Germoglio che spunterà dal tronco di Iesse”. E’ una chiara profezia riferita al Salvatore che fu ripieno, tra gli altri doni, del timore di Dio. Ma cosa vuol dire questo, ci chiede Francesco, visto che il Signore Gesù non aveva bisogno di timore? E come al solito ci dà anche la risposta: dobbiamo allora pensare che ne sia stato colmato per spargerlo su ognuno di noi, sia perfetti che imperfetti, perché i perfetti devono temere di decadere dalla loro perfezione, mentre gli imperfetti di non poterla raggiungere”. Il timore, afferma ancora, non deve essere conservato nel cuore “perché quello è il posto dell’amore, ma bisogna lasciarlo solo alla porta del nostro cuore, perché sia pronto a correre in aiuto dell’amore”. Praticamente una sorta di…sentinella. Dunque nulla a che vedere con la paura di essere puniti da Dio. Egli è sempre un Padre misericordioso che non punisce coloro che si allontanano da Lui, ma come il buon pastore li cerca (Cfr. Mt 18, 12-14) e quando li trova se li carica sulle spalle per riportarli all’ovile; è come il padre della parabola (Lc 15,11-24) che attende il figlio “perduto” e quando questi ritorna fa festa. Consideriamolo come tale.
Preghiamo
Signore Gesù, tante volte hai invitato i tuoi discepoli a non aver paura e li hai rassicurati della tua continua presenza. Aiuta anche noi a comprendere la grandezza del tuo amore che continua a desiderare che nessuno vada perso di quelli che il Padre ti ha affidato. Amen
Ed oggi, in modo particolare, ringraziamo lo Spirito per il dono del timore che ci aiuta a riconoscere sempre presente, nella nostra vita, la misericordia di Dio.
Buona giornata,
PG&PGR