Carissimi,
con questo incontro concludiamo l’Esortazione di Francesco di Sales per la Pentecoste del 1620. L’ultimo dono dello Spirito che prende in considerazione è quello della sapienza e cioè l’amore che “assapora, gusta e sperimenta quanto Dio si amabile e soave” e come fa essere contenti nella pratica delle virtù. Il cristiano, quando si impegna a vivere secondo le virtù che portano alla perfezione, quando le sperimenta nella sua vita, non può che essere contento: un cristiano triste è un tristo cristiano è una frase attribuita al Salesio e papa Francesco lo aveva ripetuto più volte. Bisogna però cercare di capire in che cosa, effettivamente, consiste la gioia che siamo chiamati a vivere. Il mondo “stima felici i ricchi, coloro che vengono onorati e che vivono nelle delizie”; il Vangelo, invece, “considera felici i poveri in spirito, perché nel cuore di Dio hanno scoperto questa virtù; beati gli umili, beati quelli che portano e manifestano nel loro esterno la mortificazione che deriva dalla rinuncia interiore e dal disprezzo di tutto ciò cui il mondo dà importanza”. Il dono della sapienza ci aiuta a leggere e a vivere le beatitudini evangeliche con lo spirito col quale Gesù stesso le ha annunciate. Avviandosi alla conclusione, Francesco condivide con noi una ulteriore riflessione: “Tutti quelli che erano nel Cenacolo ricevettero lo Spirito Santo e parlavano tutti secondo quanto lo stesso Spirito loro ispirava (Cfr. At 2,4), ma non tutti allo stesso modo, non avendo tutti ricevuto il mandato di predicare il Vangelo come san Pietro e gli altri Apostoli”. Certamente a tutti, col Battesimo e la Confermazione è stato dato il dono dello Spirito, ma non tutti sono chiamati alla predicazione e l’Oratore ci fa notare che nel Cenacolo erano presenti anche altre persone, circo 120 (At 1,14-15) oltre a Maria, la madre di Gesù e altre donne. Ma solo Pietro, e dopo di lui gli altri Apostoli, prendono la parola per annunciare al popolo le grandi opere di Dio. Ma qualcuno potrebbe chiedere: e Maria? E le altre donne? E quei 120 presenti? Sottolinea il Nostro: “Dobbiamo sapere che esiste un linguaggio che si esprime senza dire una parola: è il buon esempio”. Pensiamo, per un momento, a Maria e Giuseppe: Lei, nel Vangelo dice poche parole, lui non parla mai! Eppure quanto esempio ci viene da questi due giganti della fede! Ed è questo che tutti i cristiani, indipendentemente dalla loro missione nella Chiesa, sono tenuti a seguire e dare a loro volta. Conclude: “Il buon esempio è una predicazione muta” che spesso convince più di tante belle prediche…
Preghiamo
Aiutaci, Signore, ad essere buoni annunciatori del tuo amore di Padre non tanto con la parola, quanto con la nostra testimonianza. Il tuo Santo Spirito operi in noi con i suoi doni e ci renda sempre più degni di essere chiamati figli tuoi. Amen
Chissà che il nostro buon esempio non faccia scoprire, oggi, a qualcun altro, la bontà, la misericordia e la presenza stessa di Dio nella sua vita…?
Buona giornata,
PG&PGR