Carissimi,
era il 28 agosto 1620 quando Francesco di Sales inizia questa nuova Esortazione nella festa di sant’Agostino. Quante volte, nelle sue opere, egli ha citato Agostino di Ippona, ma questa volta cerca di mettere a fuoco alcuni aspetti partendo dalla sua conversione, avvenuta ad opera di sant’Ambrogio, quando aveva circa trenta anni. Dice il Nostro: “Sant’Agostino, dopo aver raccontato il grande combattimento e la lotta affrontati, nel momento della propria conversione, tra le due parti di se stesso, l’inferiore e la superiore – il combattimento più impegnativo che sia dato di dover affrontare – alla fine scorgendo gli occhi della misericordia che già lo fissavano, esclama all’inizio del libro IX delle Confessioni (citando il salmo 116): Signore hai guardato il tuo servo e il figlio della tua ancella”.
Supponiamo che tutti sappiano che “tipaccio” fosse Agostino prima della conversione e quale combattimento interiore il Signore, che già lo aveva scelto sin dal grembo materno, ha suscitato in lui. E’ lo stesso combattimento, magari meno burrascoso, che ognuno di noi affronta quando si trova davanti alla scelta tra il bene e il male, tra Dio e il tentatore. Avendo Dio sciolto quest’uomo dai legami dei suoi peccati, Francesco approfitta di questa dimostrazione di benevolenza per offrirci una sua riflessione che divide in tre punti: “Nel primo vedremo quali sono i legami con i quali era stretto sant’Agostino; nel secondo quale sacrificio di lode ha offerto a Nostro Signore; nel terzo qual è il calice della salvezza” tutte espressioni che fanno riferimento al salmo 116, 3-4.7). Forse chi ha letto “Le Confessioni” di Agostino avrà già una certa idea di questi tre punti, ma ascoltiamo come li presenta il Salesio: “Ero (scrive Agostino) legato e incatenato con le catene e i vincoli di una voluttà maledetta, e da una volontà così legata che faceva sì che per mia libera scelta mi avvoltolassi nelle mie abitudini viziose”. Gli stessi legami che tenevano prigioniero il futuro vescovo di Ippona, possiamo riscontrarli in tanti comportamenti che portano l’uomo a non essere libero, a farsi ingannare da ciò che il mondo offre e che, spesse volte, lo tiranneggia: la ricchezza, il potere e, come nel caso di Agostino, la lussuria. Vani, sottolinea Francesco, furono i tentativi dei suoi amici più cari per distoglierlo dal male. Solo la mano di Dio poté “sciogliermi da quei legami e strapparmi dalle grinfie del mio nemico nelle quali mi ero volontariamente gettato”. Non possiamo però non pensare anche alle preghiere che sua madre, santa Monica, rivolgeva continuamente al Signore per quel figlio che sembrava definitivamente perduto.
Preghiamo con le parole della liturgia del 28 agosto, memoria di sant’Agostino
Suscita sempre nella tua Chiesa, Signore, lo spirito che animò il tuo vescovo Agostino, perché anche noi, assetati della vera sapienza, non ci stanchiamo di cercare te, fonte viva dell’eterno amore. Amen
Cosa potremmo fare oggi? Combattere anche le nostre piccole tentazioni potrebbe essere una buona cosa…
Buona giornata,
PG&PGR