2 Giugno 2025: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

riprendiamo da dove ci siamo interrotti ieri: “Trascorsi i tre anni, il buon novizio tornò dal maestro per sapere se fosse diventato perfetto. Padre mio, disse, sono alla fine del periodo. Non è tutto, rispose il buon Padre, bisogna cominciare un altro esercizio per altri tre anni se vuoi essere perfetto. Tu hai fatto bene e fedelmente ciò che ti ho ordinato per questi tre anni, è vero, ma non bisogna fermarsi qui. Mio Dio, disse il povero giovane, non è ancora finita?

Bisogna cominciare daccapo? Bisogna fare così spesso il noviziato? Basteranno altri tre anni? Pensavo di essere perfetto soltanto perché lo volevo, mentre c’è ancora tanto da fare! Dopo aver fatto le sue rimostranze, senza che il buon maestro se ne meravigliasse più di tanto, questi lo incoraggiò dicendo che, poiché aveva fatto tanto, doveva continuare: la perfezione era un bene così grande che non bisognava rimpiangere il sacrificio o il tempo impiegati per acquistarla. Alla fine il povero novizio si persuase e promise di fare ancora per quei tre anni ciò che gli avrebbe detto. La pratica che il Padre gli raccomandò fu quella di ricevere così bene le mortificazioni, i disprezzi, le correzioni e le umiliazioni, tanto da non mancare mai di rendere qualche servizio a favore di quelli che glieli avessero procurati, e ciò molto prontamente; e se non avesse nient’altro da offrire, preparasse dei mazzetti da dar loro, o delle stuoie e cose simili. Promise di farlo, e mantenne la parola molto fedelmente, benché venisse esercitato i tutti i modi; infatti il buon Padre aveva passato parola ai Religiosi per metterlo alla prova come bisognava, tanto che era sempre occupato – ad ogni istante – a fare regali, in quanto i disprezzi, le mortificazioni e le umiliazioni fioccavano.

Finito il secondo noviziato, andò a rendere conto al suo maestro, ansioso di sapere se era perfetto. Ma il Padre gli disse: Figlio mio spetta solo a Dio giudicare se tu lo sei o no; ma se vuoi, facciamo subito una piccola prova. Il Padre, allora, lo fece imbrattare e lo condusse in una città vicina, alla cui porta c’erano dei soldati che non avevano altro da fare che  guardare i passanti per farne motivo di risate; appena videro quel povero giovanotto, gli si misero dietro: chi lo scherniva a parole, chi passava a vie di fatto, chi l’ingiuriava; in breve, se ne prendevano gioco come se fosse pazzo. E ciò che faceva loro pensare che lo fosse per davvero è che, mentre i soldati lo bistrattavano come ho detto, egli provava una grande gioia nel cuore che traspariva sul volto; e più lo ingiuriavano, più sembrava essere contento e felice. Cosa che meravigliò molto i presenti e diede grande consolazione al buon Padre che lo seguiva durante quella prova”. (continua)

Preghiamo nella memoria dei santi martiri Marcellino e Pietro

O Dio, con la gloriosa testimonianza dei santi martiri Marcellino e Pietro ci avvolgi di amore e ci proteggi: Concedi a noi di imitarne l’esempio e di essere sostenuti dalla loro preghiera. Amen

Pazienza, costanza e umiltà nelle prove. Possiamo, in qualche modo, imitare il giovane del racconto che stiamo leggendo?

Buona giornata,

PG&PGR