Carissimi,
ancora due vestizioni nel monastero della Visitazione e nuova Esortazione di Francesco di Sales: era il 26 aprile 1620, Domenica di Quasimodo. Non strabuzzate gli occhi! Non c’è alcun riferimento al “gobbo di Notre Dame”, ma era chiamata così la Domenica successiva a quella di Pasqua e che oggi chiamiamo “Domenica della Divina Misericordia” o “Domenica in Albis” (bianco); in essa i neo-battezzati deponevano la veste bianca indossata per tutta la settimana. “Quasi modo” infatti, è l’inizio dell’antifona di ingresso in latino: “Quasi modo geniti infantes…”, cioè “Come bambini appena nati…”. Chiarito questo andiamo all’Oratore che spiega come nella Chiesa primitiva quella festa venisse celebrata con molta solennità in quanto “era la festa dei nuovi convertiti istruiti nella fede” e battezzati nella notte di Pasqua. Noi siamo soliti, lo abbiamo già detto in altra occasione, festeggiare il compleanno, ma sarebbe molto più giusto, per noi cristiani, e papa Francesco lo aveva detto più volte, ricordare piuttosto l’anniversario del nostro battesimo in quanto se è un dono quello della vita, quello dell’inizio della vita nella fede che riceviamo nel Battesimo, attraverso il quale diventiamo figli di Dio ed entriamo a far parte della sua Famiglia che è la Chiesa, è ancora più grande. E qui Francesco rivolge direttamente le sue parole alle religiose e ai religiosi: “Coloro che si dedicano totalmente al servizio di Nostro Signore, nell’istante che compiono l’offerta di se stessi, vengono resi puri come bambini che sono stati appena battezzati” e vengono colmati, ci permettiamo di aggiungere, della grazia divina necessaria per vivere profondamente e fedelmente la loro scelta. Nessuno, però, ci impedisce di pensare che la stessa grazia venga concessa anche a coloro che scelgono di mettersi al servizio di Dio attraverso il sacramento del Matrimonio. La grazia che il Signore ci offre attraverso la vita religiosa è senz’altro paragonabile, con le dovute differenze, a quella che viene data agli sposi: come un uomo o una donna iniziano una nuova vita in una comunità religiosa accettandone le regole, così un uomo e una donna danno inizio ad una comunione di vita insieme, accettando altre regole. E come nella vita religiosa ci si sostiene l’un l’altro, nella vita matrimoniale gli sposi si aiutano a vicenda soprattutto nei momenti di difficoltà: “Senza dubbio, perché così potranno sostenersi reciprocamente per il bene”. Come è bello sapere di poter contare sugli altri! Questa è la forza e la consolazione della vita di una comunità, religiosa, familiare o parrocchiale.
Preghiamo
Signore, che attraverso il Battesimo ci hai chiamati ad essere tuoi figli adottivi, guarda a tutte le nostre comunità e alle nostre famiglie: rendici sempre più collaborativi e fedeli alla testimonianza alla quale ci chiami. Amen
Ed oggi vogliamo affidare le nostre comunità religiose, parrocchiali e le nostre famiglie all’intercessione della comunità perfetta, quella di Gesù, Maria e Giuseppe.
Buona giornata,
PG&PGR