Carissimi,
certamente la preghiera di Gesù sulla croce, rivolta al Padre a favore dei suoi carnefici, non restò inascoltata e Francesco di Sales non manca di farcelo notare: “Quella preghiera così meravigliosa portò tanto frutto che molti di essi si convertirono: alcuni sul momento, ammettendo – dopo averla ascoltata – che essendo, essa, al di sopra della natura umana, egli era veramente il Figlio di Dio”. Dunque la preghiera di Gesù non è ristretta ai giudei che lo avevano accusato di fronte a Pilato, ma si allarga anche a quei “pagani” che montavano la guardia sotto la croce come si legge nel Vangelo di Matteo (25,54) e in quello di Marco (15,39). Il perdono e la misericordia di Dio non conoscono confini. Forse non tutti conoscono quello che alcune tradizioni dicono a proposito del soldato che, con la lancia, aprì il costato dei Gesù (Cfr. Gv19,34): Cassio Longino, questo era il suo nome, fu guarito da una grave malattia agli occhi quando una goccia del sangue del Cristo glieli bagnò. Sempre secondo queste tradizioni egli si convertì e morì martire. Ma ciò di cui siamo certi è che molti di coloro che avevano assistito al supplizio del Calvario, dopo circa cinquanta giorni, durante la festa di Pentecoste, dopo aver ascoltato il discorso di Pietro, si sentirono trafiggere il cuore e, pentendosi per i loro peccati, si unirono al gruppo dei discepoli in circa tremila (Cfr. At 2,41). Francesco è convinto che “la loro conversione era legata al merito di quella meravigliosa preghiera innalzata al Padre celeste nel momento stesso delle ingiurie e delle crudeltà che i suoi nemici gli facevano patire”. Egli ci fa anche notare un’altra particolarità dell’invocazione di Gesù a favore di coloro che avevano sobillato la folla per chiederne la condanna e che sotto la croce lo deridevano e lo sfidavano a scendere dalla croce per salvare se stesso. Gesù, sottolinea il Salesio, invoca per loro il perdono chiamando Dio col termine più familiare di ‘Padre’: è un Figlio che si rivolge al Padre e intercede per i suoi fratelli: “Gesù non solo gli chiede la grazia, che egli concede ai peccatori, ma la chiede per essi al Padre celeste con una carità ingegnosa, per cui non lo chiama suo Dio o suo Signore, come lo vedremo fare in seguito quando si tratterà di sé, ma lo chiama ‘Padre mio’, sapendo bene che quella parola così tenera, pronunciata dall’amore cordiale, è più rispettosa di quella di ‘Signore’ e quindi verrà esaudita più celermente”. Che dire? Solo uno spirito eletto come quello del nostro Francesco poteva fare questo tipo di riflessione.
Preghiamo con le parole che egli pone sulle labbra del Salvatore sulla croce:
Padre mio, perdona a questi miei fratelli, poveri peccatori; accetto volentieri di versare il mio sangue fino all’ultima goccia; carica su di me la vendetta per i loro peccati; ma quanto ai peccatori, perdona loro, perché questa è la mia volontà. Amen
Non crediamo sia opportuno aggiungere altro.
Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR