Carissimi,
un mese fa il nostro caro papa Francesco entrava nella luce della risurrezione. Ci ha lasciato l’eredità di una vita spesa per il bene della Chiesa, vissuta nell’umiltà e nella semplicità. Preghiamo per lui come egli, certamente pregherà per tutti noi.
Il primo fiore, dice Francesco di Sales (e non poteva essere altrimenti), è quello dell’umiltà: “Il Signore Gesù, nel tempo della passione, non ha forse praticato l’umiltà più profonda, la più vera e sincera che si possa immaginare, anzi la più incredibile, in tutti i tormenti e le abiezioni che dovette sopportare?” I grandi della terra, in modo particolare quelli del passato, al loro nome univano quello della città natale o in quella dove avevano operato. Ma Gesù scelse di essere chiamato Nazareno (o di Nazaret), la città dove era cresciuto che non godeva certamente, presso i giudei, di buona reputazione. Egli, dopo essere stato crocifisso, ci fa notare il de Sales seguendo i vangeli sinottici, rimase in assoluto silenzio, impassibile alle frasi oltraggiose di molti, fino alle tre del pomeriggio. Dice: “Egli si raccoglieva (con quel silenzio), in se stesso e considerava il mistero della propria abiezione; infatti che cos’è l’umiltà un raccoglierci in noi stessi per esaminarci con più maturità?” Quel silenzio di Gesù deve insegnarci a guardare più spesso dentro di noi, ad essere più critici verso certi nostri comportamenti e lasciar parlare dentro di noi lo Spirito di Dio. Il secondo “fiore” che Francesco prende in considerazione è la pazienza. Quella del Signore “fu maggiore di quanto si possa dire…non tradì, come facciamo noi, il peso della sofferenza per muovere i presenti a compassione di sé”. La pazienza, quella vera che non dobbiamo mai stancarci di chiedere al Signore, è quella che sa affrontare le difficoltà della vita confidando nel suo aiuto. Ma quanto è difficile praticarla. Sottolinea il Nostro: “Purtroppo, anche se abbiamo un male leggero, facciamo esattamente il contrario di quanto ci ha insegnato il nostro dolce Maestro; infatti, non la smettiamo di lamentarci e mormorare…Il nostro male, per piccolo che sia, non ha confronti e ciò che gli altri soffrono non è nulla paragonato al nostro…siamo più acidi e impazienti di quanto si possa dire…Infine, è una gran pena vedere quanto siamo poco attenti alla pazienza del nostro Salvatore…”.
Preghiamo chiedendo il “fiore” della pazienza
Signore Gesù tutta la tua esistenza terrena è stata animata anche dalla pazienza. Alimentala in noi soprattutto nelle situazioni particolari, con le persone che ci circondano e…con noi stessi. Amen
Forse anche oggi ci scontreremo con situazioni o persone che metteranno alla prova la nostra pazienza. Dove attingerla se non da Dio? Buona giornata,
PG&PGR