Carissimi,
per circa 17 anni la data del 25 giugno è stata importante per noi e per la comunità di san Massimo, e crediamo che per loro lo sia ancora, in quanto ricorre la memoria del santo Patrono di quella Parrocchia: san Massimo, primo vescovo di Torino (quasi contemporaneo di sant’Agostino); a lui e, soprattutto, al Signore, siamo grati per gli anni belli trascorsi a Collegno. E riprendiamo il discorso di ieri sull’ingratitudine:
“O Dio – esclama Francesco di Sales – che vizio spaventoso è l’ingratitudine! Sant’Agostino non ne era in alcun modo contagiato; al contrario si sentiva così debitore verso il Salvatore benedetto delle nostre anime, che lo aveva sciolto dai lacci dei suoi peccati e dalle abitudini viziose, che si perdeva nella considerazione dell’onore che portava al suo sommo Benefattore e Liberatore”. Senz’altro questi due preti romani che scrivono peccherebbero gravemente di ingratitudine se non ringraziassero il Signore per gli anni piemontesi e per la tanta brava gente incontrata e che ancora ci ricorda con affetto. Ma torniamo al nostro Oratore che spesso ha detto che esistono due amori: “Il primo è quello affettivo, il secondo quello effettivo, e a causa della mancanza di conoscenza e dell’incapacità di distinguerli avvengono grandi abusi ed inganni”. L’amore affettivo è realmente un amore buono ed è desiderato da tutti: “Questo è bene quando viene da Dio, e sant’Agostino lo ha sperimentato, stando a quanto ammette egli stesso con grande sincerità, quando dice: O Dio, Gesù, tu mi hai liberato dai lacci dei miei peccati, ma contemporaneamente mi hai legato e ammanettato con questi legami, queste catene d’amore e di dilezione”. Quando ci si lascia prendere dall’amore di Dio, quando si diviene sua “preda”, i legami e le catene diventano dolci e la “schiavitù” beata. Il Signore ci ha creati liberi e la libertà è un dono prezioso tanto che il demonio non può forzarla per quanti sforzi faccia. Infatti, sottolinea il Salesio, “Dio stesso, che ce l’ha concessa, non la pretende con la forza e quando ce la richiede, vuole che sia sinceramente e volentieri”. Certamente Egli incita le nostre coscienze “girando attorno ai nostri cuori, invitandoci a convertirci e a darci a lui, ma senza mai costringerci, mai”. Ma attenzione: lo spirito del male agisce alla stessa maniera; non a caso è definito “la scimmia di Dio”! A domani per proseguire.
Preghiamo
Proteggi, o Signore, la Chiesa che è in Torino e che san Massimo ha fondato con la parola di verità e i sacramenti della vita; per la sua intercessione fa’ che tutti noi viviamo con coerenza la nostra vocazione di cristiani. Amen
Ai fratelli e alle sorelle piemontesi, facendoci voce di quelli romani, l’augurio di rendere sempre buona testimonianza sull’esempio del vostro santo Patrono.
Buona giornata,
PG&PGR