26 maggio 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti, vicini e lontani,

la liturgia dal brano di ieri a quello odierno (Atti 20,17-27) ci fa fare un bel salto che riassumiamo solo per sommi capi lasciando a voi il piacere di leggerli interamente. Fatelo perché sono veramente interessanti; vi accorgerete che alcuni sembrano presi dalla cronaca di tempi molto più recenti: 1. Fondazione della Chiesa di Efeso (19,8-10); 2 “Flop” degli esorcisti giudei (19,11-20); 3. La sommossa degli orefici (19,23-41); 4. Paolo lascia Efeso (20,1-6); 5. Paolo risuscita il giovane Eutico (20,7-12); 6. In viaggio da Troade a Mileto (20,13-16).

Il brano che leggiamo oggi è l’inizio di un lungo discorso di Paolo, il terzo riportato da Luca. I primi due avevano come oggetto la predicazione rivolta ai Giudei e quella rivolta ai pagani. Questo è indirizzato agli anziani, cioè ai pastori della Chiesa di Efeso. Non è semplicemente un discorso di addio, ma un vero e proprio testamento spirituale ed è uno dei brani più commentati del libro degli Atti degli Apostoli. Paolo non ha timore di parlare di se stesso, della sua attività missionaria, delle prove che ha dovuto affrontare, degli innumerevoli viaggi per terra e per mare e della testimonianza della sua Fede. Tutta questa “attività”, dicono molti autori, ha avuto tre caratteristiche importanti: l’umiltà nel servizio di Dio sulle orme del Salvatore; il coraggio di non lasciarsi condizionare dagli oppositori; il disinteresse tanto da ritenere la propria vita “meritevole di nulla” (v.24). Tre caratteristiche che sono proprie dell’annuncio del Vangelo: Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli invitandoli all’umiltà (Gv 13,1-17), li ha inviati come “agnelli in mezzo ai lupi” (Mt 10,16), li ha sollecitati ad accontentarsi di poco senza nulla pretendere (Lc 10,4-7).

Paolo, nell’annunciare il suo prossimo viaggio verso Gerusalemme, fa intuire che per lui, il futuro sarà fatto di catene e altre tribolazioni.

Ancora una volta la Parola ci interroga: quanto sono umile nel mio quotidiano? Con quanto coraggio testimonio la mia fede in famiglia e negli altri ambienti? Il mio agire è sempre gratuito e disinteressato?

Preghiamo:

Signore, facci il dono dell’umiltà per riconoscerci sempre inferiori agli altri, il dono del coraggio per non vergognarci del nostro essere credenti e impegnati nella Tua Chiesa, il dono del disinteresse per i beni materiali non necessari e che spesso ci allontanano da Te. Signore rendici liberi. Amen

A tutti, con l’augurio di riscoprirci creature nuove e libere dalle seduzioni del mondo, buona giornata.

PG&PGR

N.B. Oggi ricorre la memoria di San Filippo Neri, “Pippo bono”, come noi romani lo chiamiamo familiarmente: un prete che ha impegnato la sua vita nell’accoglienza dei poveri e dei giovani sbandati nella Roma del XVI secolo fondando l’opera dell’Oratorio che ha ispirato poi l’azione di altri grandi santi tra i quali San Giovanni Bosco. Le sue caratteristiche? La Carità e l’allegria!