25 giugno 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

una volta li chiamavamo “fioretti”… Erano piccoli impegni che, soprattutto nel mese di maggio o in occasione della Quaresima, ognuno proponeva a se stesso. Poteva trattarsi di intensificare la preghiera, essere più servizievoli con gli altri, rinunciare a qualche cosa, o altro. Cose da bambini, si potrebbe dire oggi, ma avevano, nella semplicità, una loro validità soprattutto se servivano a correggere qualche difetto e sentire maggiormente la presenza del Signore nella vita di tutti i giorni. Purtroppo, passato quel breve particolare periodo, tutto tornava alla “normalità” e i “fioretti”…appassivano. Nelle “Esortazioni” Francesco di Sales scrive: “Bisogna lasciare non solo quello che è fuori di noi stessi, ma anche essere sganciati dalla propria volontà, che talora prediligiamo come se fosse nostra madre! Dio non si accontenta delle nostre offerte quando non siano accompagnate dalla disposizione intima del nostro cuore. Per questo la Divina Maestà richiede prima il nostro cuore… e così di conseguenza le saranno accette tutte le offerte”. E’ forte l’affermazione che fa il Nostro, “Dio non si accontenta delle nostre offerte”. In effetti non è difficile fare un’opera buona, ma quello che il Signore ci chiede è soprattutto la disposizione dell’animo nel farla. Nel Vangelo di Matteo, e più precisamente nel famoso “Discorso della Montagna” che, come abbiamo detto più volte, può essere considerato come il “manifesto” del cristianesimo, leggiamo: “Se presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il uto dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono”(5,23-24). Dunque non sono tanto le offerte, le buone azioni, i “fioretti” ad essere graditi a Dio, quanto la disposizione del nostro animo nel farle. Questa è la misura del loro valore davanti a Dio.

Chiediamo scusa ai romani, ma per i nostri amici di “oltre Po” oggi è un giorno particolare in quanto la regione pastorale piemontese fa memoria di San Massimo, primo vescovo di Torino e al quale è intitolata la nostra precedente parrocchia. La tradizione vuole che la basilica paleo-cristiana sottostante l’attuale chiesa, sia stata la sede di San Massimo e di alcuni suoi compagni impegnati nell’evangelizzazione di quella che poi sarà la Diocesi di Torino. Nonostante i dodici secoli trascorsi tra Massimo e Francesco, qualcosa li accomuna: l’amore per il loro popolo e l’impegno profondo nell’annuncio della Parola di Dio; Massimo si è trovato ad evangelizzare un popolo disorientato dalle invasioni barbariche e i riti pagani, Francesco a ri-evangelizzazione dei cattolici, altrettanto disorientati, dalle tesi di Calvino e dei suoi seguaci.

Preghiamo:

Signore, converti il nostro cuore! Fa’ che le nostre azioni, prima di ogni altra cosa, siano animate dalla ferma volontà di lasciarci guidare da Te e e lasciare che sia Tu a plasmare il nostro animo perché solo Tu sei l’unico bene capace di portare al vero bene. Amen.

Con l’augurio di essere come creta nelle mani del Signore, buona giornata,

PG&PGR