14 luglio 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti,

nel TAD Francesco di Sales scrive: “Abbiamo ricevuto tutto da Dio, ma soprattutto abbiamo ricevuto i doni soprannaturali del Santo amore…Piccolo uomo eri venuto meno nella tua iniquità e non ti era rimasto nulla e Dio, per la sua infinità bontà, è accorso in tuo aiuto…Poi, dopo che avevi ripreso i sensi, ha continuato a rinvigorire il tuo spirito, fin tanto che ti ha infuso la Sua Carità, quale tua vitale e perfetta salute”. E’ proprio vero: abbiamo ricevuto tutto da Dio. Spesso non ci pensiamo, ma quando prendiamo piena coscienza di questo, la nostra vita viene trasformata…in meglio.

E’ quello che è accaduto a Camillo de Lellis, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, e a tanti altri fratelli e sorelle che hanno accolto l’invito del Signore. Abruzzese di origine, Camillo nasce in una famiglia aristocratica il 25 maggio 1550, diciassette anni prima di Francesco. Un carattere non facile quello del giovane de Lellis: pigro oltre modo, rissoso, licenzioso, non proprio esemplare. Dopo alcune fallimentari esperienze militari alle quali deve rinunciare per motivi di salute, e lavorative dalle quali viene ben presto allontanato per la sua indolenza, riprende a condurre una esistenza dissoluta. Ma il Signore ha messo gli occhi su di lui e nel 1575 avviene la conversione con la decisione di entrare nell’Ordine dei Cappuccini. A causa di una vecchia piaga ad un piede, viene mandato a Roma per curarsi. Qui, nell’Ospedale di “San Giacomo degli incurabili” dove è ricoverato, la sua vocazione diviene matura e lì comincia la sua opera di assistenza ai malati. Insieme al altri compagni, trascinati dal suo esempio, dà vita alla “Compagnia dei ministri degli infermi”, che tanto si prodiga  in quella Roma del XVI secolo dove malattie e carestie mietono migliaia di vittime. Fondamentale, nella vita di Camillo de Lellis è l’incontro con Filippo Neri che lo convince a riprendere gli studi. Nel 1583, all’età di 33 anni viene ordinato sacerdote. Pur gravemente ammalato continua, fino alla fine, la sua opera a favore dei sofferenti. Muore il 14 luglio 1614 mentre l’Ordine dei “Camilliani” si va diffondendo nelle principali città italiane. A San Camillo è intitolato uno dei più grandi e importanti nosocomi di Roma.

Ora, alla luce dell’esperienza di questo santo, provate a rileggere le parole del Salesio riportate all’inizio di questo messaggio e traetene voi stessi le conclusioni.

Preghiamo:

Signore che ci hai detto di “visitare gli infermi”, donaci la forza di quei tanti nostri fratelli e sorelle che hanno scelto di dedicare la propria esistenza a quest’opera di misericordia e che vivono già nella gloria del Paradiso. Per loro intercessione proteggi coloro che, ancora oggi, con tanta abnegazione, si prodigano per alleviare le sofferenze umane. Amen.

Facciamo oggi una visita, o una telefonata, a qualche persona sofferente e facciamogli sentire la nostra vicinanza. Buona giornata,

PG&PGR