2 luglio 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti,

San Francesco di Sales, nei suoi scritti, fa spesso ricorso ad esempi presi dalla natura con un occhio particolare alla “Naturalis Historia” (Osservazione della natura) scritta da Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C., morto durante l’eruzione del Vesuvio dl 79 d.C. Parlando delle “miserie” umane dovute alla sofferenza e alla malattia, al dovere di curarsi e comunque accettare tutto per amore di Dio, nella IVD (Filotea) scrive: “Le api quando fanno il miele, vivono mangiando un cibo amarissimo; così noi non possiamo fare atti di maggior mansuetudine e pazienza né meglio comporre il miele delle più segnalate virtù, che quando mangiamo il pane dell’amarezza e viviamo in mezzo ai travagli. E come il miele migliore è quello che è fatto dai fiori di timo, erba piccola e amara, così la virtù più eccellente di tutte è quella che si esercita nell’amarezza delle tribolazioni più basse e abiette”. Tribolazioni… e chi di noi non cercherebbe di evitarle? E’ nella natura dell’essere umano cercare di star lontano il più possibile da tutto ciò che mette a rischio il nostro benessere fisico. Ma quanto ci impegniamo per salvaguardare quello spirituale? Eppure, tanto l’uno quanto l’altro, fanno parte di un’unica realtà: il nostro essere, e in modo particolare, il nostro essere cristiani, il saper accettare da Dio il bene e il “male” (Giobbe 2,10). La nostra domanda potrebbe essere: ma anche quando il male è provocato da altri? Francesco di Sales risponderebbe, senza battere ciglio, “sì”! Lo ha dimostrato in tante occasioni, specialmente nei confronti dei calvinisti, esercitando la virtù della pazienza, tanto rara ai nostri giorni. Ma anche nei confronti degli stessi membri della Chiesa cattolica… Negli A.S. si narra che l’Arcivescovo di Lione, nonostante la sua stima per il Salesio e per le suore della Visitazione, non approvava che queste religiose uscissero dal convento per far visita ai poveri e agli ammalati. Si deve sapere che all’epoca, la diocesi di Lione, godeva ancora del beneficio concesso dal papa Gregorio VII nel 1079 come “Prima Sedes Galliarum”, una sorta di “supremazia” sulle altre diocesi e l’arcivescovo era il “Primate di Francia”. Egli fece di tutto affinché la congregazione della Visitazione divenisse un Ordine religioso con voti solenni e perpetua clausura. Era il 1618. Francesco, anche se dolorosamente. , con atto di obbedienza dovette rinunciare al progetto di impiegare le sue figlie spirituali nel servizio dei poveri e degli infermi. Ma il Signore non lascia soli i suoi “piccoli”. Quel servizio fu assunto in seguito dalle suore Figlie della Carità, fondate dal grande amico del Salesio, San Vincenzo de’ Paoli, una sorta di eredità spirituale. Per i poveri e i sofferenti si era chiusa una porta…ma si apriva un portone.

Preghiamo:

Signore vogliamo presentarti, anche se Tu già le conosci tutte, le nostre sofferenze, le nostre delusioni, i nostri…guai. Dacci il coraggio di accoglierle con pazienza e forza d’animo e alimenta in noi la speranza e la fiducia nella Tua Divina Provvidenza. Amen.

Che il nostro “masticare amaro”, come per le api, si trasformi in miele dolcissimo per i nostri fratelli, soprattutto quelli più bisognosi di affetto, buona giornata,

PG&PGR