26 agosto 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti,

il 26 agosto 1978, il Patriarca di Venezia, Cardinale Albino Luciani, veniva eletto Papa, 263° successore di San Pietro. Il suo Pontificato fu uno dei più brevi della storia, solo trentatre giorni, che hanno comunque confermato il rinnovamento della Chiesa auspicato dal Concilio Vaticano secondo. Un primo segno tangibile di questo fu la scelta, per la prima volta nella storia della Chiesa, del doppio nome: Giovanni Paolo. Altri segni seguirono: l’abbandono del plurale “maiestatis” (fino a quel momento i Papi, riferendosi a se stessi usavano il “noi”), ma ancora più significativa fu la rinuncia alla liturgia dell’”Incoronazione” con la Tiara, chiamata Triregno, che segnava l’inizio ufficiale del Pontificato.

Forse sono pochi a sapere che questo Pontefice, come il suo predecessore San Giovanni XXIII, era “innamorato” di San Francesco di Sales e nei suoi discorsi non mancava mai di citarlo. Questa sua dilezione per il Salesio, che lo portava ad imitarne gli esempi, gli meritò il titolo di “Papa del sorriso”. Quando era ancora Patriarca di Venezia, nel 1976, venne pubblicata una raccolta di lettere, intitolalata “Illustrissimi” che, negli anni, egli aveva scritto a vari personaggi storici famosi; una di queste era indirizzata proprio a San Francesco di Sales che egli chiama “Dolcissimo Santo”. Abbiamo pensato di farvi cosa gradita proponendovela, in tre parti, vista l’ampiezza, di questi nostri “incontri” on–line. Quelle  significative  innovazioni di cui parlavamo poco più avanti, ci danno la misura della sua semplicità e della volontà di essere più vicino al popolo di Dio sulla scia di Papa Roncalli e del Concilio. Di questa semplicità noi siamo stati diretti testimoni e vogliamo, oggi, narrarvi un fatto accaduto tanti anni fa quando eravamo ancora studenti.

Era il mese di agosto del 1977 e, come tutti gli anni, partecipavamo alle “Giornate Salesiane, un convegno di studi salesiani di cui, Padre Ruggero Balboni, era il direttore. Ogni anno veniva scelta come sede una località diversa e ad esso partecipavano religiosi, religiose, sacerdoti secolari e laici appassionati del Salesio. Quell’anno era stata scelta Venezia e le conferenze si tenevano presso la “Fondazione Cini”, sull’Isola di San Giorgio, proprio di fronte a Piazza San Marco. P. Ruggero, nell’organizzare quegli incontri, prevedeva sempre l’intervento del vescovo del luogo e, per quella occasione, aveva invitato il Patriarca Luciani che aveva di buon grado accettato. La mattina del giorno previsto per quell’incontro, il “Vecchio” ci incarica di aspettare sul molo l’attracco del motoscafo col quale, presumeva, sarebbe arrivato il “Porporato” e quindi accompagnarlo nella sala delle conferenze. Eravamo giovani ed essere incaricati di accogliere un personaggio tanto importante ci intimoriva non poco. E poi ci chiedevamo: come riconoscerlo? Non lo avevamo mai visto di persona! Ci siamo detti: quando scenderà dal motoscafo avrà lo zucchetto e la fascia rossa, la croce pettorale e avrà accanto un segretario… non sarà poi così difficile. Nel frattempo arrivarono diversi vaporetti di linea che collegano San Marco con l’isola, ma del motoscafo col Patriarca neanche l’ombra. Ad un certo punto arrivò l’ennesimo vaporetto dal quale, insieme ad un gruppetto di turisti, scese un “pretino” in semplice talare nera. Ci si avvicinò, ci salutò e, con tanta cortesia, chiese dove si svolgessero le “Giornate salesiane”. Con altrettanta cortesia gli indicammo il breve percorso da seguire e ci mettemmo nuovamente in attesa. Passò ancora qualche minuto, ma del Patriarca nessuna traccia. Decidemmo quindi di entrare nella sala della conferenza per avvisare P. Ruggero del mancato arrivo. Dal fondo della sala gli facemmo segno che l’atteso ospite non era arrivato. Guardandoci un po’ di traverso disse all’Assemblea: “Siamo lieti di dare il benvenuto al Patriarca di Venezia Sua Eminenza il Cardinale Albino Luciani. L’assemblea si alzò in piedi e con un applauso accolse l’importante ospite. Ci guardammo l’un l’altro senza dire una parola, ma con lo stesso pensiero nella testa: “Vuoi vedere che quel pretino che abbiamo salutato fuori….” Rossi in faccia come due peperoni ci avvicinammo per scusarci dicendo che vestito come un semplice prete non lo avevamo riconosciuto. La sua risposta fu di una semplicità disarmante: “Tranquilli, tranquilli putei”. Poi con calma, tirando fuori dalle tasche della talare lo zucchetto rosso e la croce pettorale e indossandoli aggiunse: “Go tuto, go tuto (ho tutto)” e salì sul palco. Al termine del suo intervento ci fu un interminabile applauso. Si scusò di non potersi trattenere di più dicendo che in Curia non c’era nessuno e perciò doveva rientrare presto a casa. Ma non è finita qui. Insieme a P. Ruggero lo accompagnammo al molo dove lo attendeva il motoscafo della Fondazione Cini per riportarlo alla sua sede. Con un sorriso ci disse: “Quando ero un semplice prete nessuno si offriva di darmi un passaggio. Ora che sono il Patriarca tutti vogliono accompagnarmi”, e rivolgendosi al responsabile della Fondazione che si era preoccupato di procurargli il motoscafo, molto semplicemente, disse: “La ringrazio per la sua gentilezza, ma preferisco tornare a casa così come sono venuto, col vaporetto”. Nell’arco di pochissimi minuti il vaporetto diretto a Piazza San Marco approdò, quindi, ci salutò molto piacevolmente e salì sul natante. Il Patriarca Luciani era fatto così. L’anno successivo, in quello stesso periodo, mentre le Giornate Salesiane si svolgevano a Torino, il Cardinale Albino Luciani, Patriarca di Venezia, fu eletto al soglio di Pietro.

Preghiamo:

Signore, in Giovanni Paolo I hai scelto come successore di Pietro, un uomo buono, genuino, mite. Nel tuo misterioso disegno il suo Pontificato è durato poco più di un mese…ma i suoi insegnamenti, la sua umiltà  e umanità hanno dato alla Chiesa un grande esempio di Buon Pastore. Attraverso la sua intercessione aiutaci a riscoprire l’essenzialità e la semplicità. Amen.

PG&PGR

P.S. Una confidenza: l’idea di scrivere la “Lettera a Gesù” che tiene il posto dell’Omelia nella messa della notte di Natale, è nata proprio pensando alle lettere che Albino Luciani aveva indirizzato ai vari personaggi nel libro “Illustrissimi”.