23 novembre 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

ieri, ultima domenica del Tempo Ordinario, abbiamo celebrato la Solennità di Cristo Re dell’Universo, istituita nel 1925 dal Papa Pio XI. Dunque una Solennità relativamente giovane, ma che ci richiama alla regalità del Signore Gesù che non è di questo mondo, ma che ci invita ad aderire al Regno di Dio, in questa vita, mettendoci a sua disposizione attraverso il servizio dei fratelli.  Il Vangelo che abbiamo ascoltato è quello del “giudizio finale” (Mt 25,31-46) che richiama le opere di misericordia corporali e non deve spaventarci. L’intento di Gesù nell’esporlo non era certamente quello di far leva sulla paura, ma sull’Amore di Dio vissuto attraverso, come dicevamo, la disponibilità verso il nostro prossimo. Francesco di Sales, commentando nella Filotea questo passo evangelico, dopo aver parlato della condanna eterna per coloro che si oppongono con ostentazione ed egoismo alla realizzazione del Regno di Dio, fa riferimento alla sentenza riservata a coloro che, nella vita presente, nonostante i propri limiti, hanno seguito la Parola del Signore: “Considera la sentenza dei buoni: Venite, dice il Giudice; è la parola consolante di salvezza, per mezzo della quale Dio ci attira e sé e ci pone del mondo della sua bontà. Benedetti del Padre mio: o cara benedizione, che tutte le include! Prendete possesso del Regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Quale grande grazia, mio Dio, poiché quel Regno non avrà mai fine”. Il Salesio ci suggerisce, poi, di giudicare noi stessi, alla luce del Vangelo, la nostra esistenza e i nostri comportamenti: “Voglio giudicarmi da solo, per non esserlo in quel giorno; voglio esaminare la mia coscienza e condannarmi, accusarmi e correggermi, perché il quel giorno non sia il Giudice a condannarmi”. E dopo aver esortato a questa sorta di “esame di coscienza” dice: “Ringrazia Dio che ti ha dato modo di metterti al sicuro per quel giorno e ti ha concesso tempo per la penitenza; offrigli il tuo cuore, fa una seria penitenza e pregalo di farti la grazia di portarla a compimento come si deve”. Ma, potremmo chiederci: in cosa consiste questa penitenza e, soprattutto, come correggerci? La risposta è più semplice e attuabile di quanto possa sembrare ed è Gesù stesso a darcela:    «Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,  nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.  Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Erano le parole del Vangelo di ieri!

Preghiamo con le parole della Liturgia:

Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re dell’Universo, fa’ che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine. Amen.

PG&PGR