30 dicembre 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

il 29 dicembre, mentre l’anno 1609 stava per giungere al termine, Francesco di Sales scriveva a Giovanna de Chantal: “Ecco che anche quest’anno s’inabissa nella voragine, dove fino adesso tutti gli altri si sono inabissati. Quanto è desiderabile l’eternità di fronte a queste miserie e fuggevoli vicissitudini! Lasciamo correre il tempo, col quale a poco a poco corriamo anche noi, per essere trasformati nella gloria dei figli di Dio!”. Credere profondamente in questo significa aver colto l’essenza profonda della vita cristiana. Francesco non dice solo “entrare nella gloria”, ma essere trasformati in essa, diventare con essa un tutt’uno. E’ un pensiero sul quale riflettere in questi giorni che sono preludio alla fine del secondo decennio del terzo millennio.

Sempre lasciando in “pausa” le Controversie, torniamo alla cronaca. narrata dagli A.S., dei giorni che seguirono quello della morte del Santo. Una raccomandazione: non meravigliamoci di ciò che leggeremo sull’asportazione degli organi “nobili” del suo corpo. Il culto delle reliquie dei santi, o di personaggi illustri, è antichissimo e lo ritroviamo anche in altre culture non cristiane. Un piccolo appunto: quella della difesa delle reliquie dei santi è stata una delle “battaglie” del Salesio con i Calvinisti.

Leggiamo: “Il 30 dicembre 1622 la venerata salma di San Francesco di Sales fu riverentemente esposta nella chiesa della Visitazione di Santa Maria in Lione aspettando gli ordini dei suoi eredi per la sua inumazione… Il Cuore del santo defunto fu portato alle Visitandine di Bellecour, che con grande venerazione lo custodirono, prima in un reliquiario d’argento e poi in uno magnifico d’oro, donato dal Re di Francia Luigi XIII in riconoscenza della guarigione da lui ottenuta al tocco di quella santa reliquia. Rimase in Francia fino alla fine del secolo XVIII, quando le Visitandine di Bellecour, obbligate dalla rivoluzione ad esulare, lo portarono in Italia, dove oggi si venera, incorrotto, presso il loro monastero nella città di Treviso. La sua lingua, strumento di tante conversioni, si venera, pure incorrotta, presso il monastero della Visitazione in Avignone. Quanto alle pietruzze del fiele, la più grossa fu regalata alla Regina de’ Medici, un’altra alla Regina Anna d’Austria, altre due ai Principi di Savoia Carlo Emanuele e Vittorio Amedeo, e le altre a vari Principi e Prelati; e tutti le ricevettero e conservarono, preziosamente incastonate, come il tesoro più caro della loro pietà”. Due frammenti di ossa del santo sono custoditi anche nella nostra Parrocchia.

Preghiamo

Signore, i resti mortali dei Santi siano per noi dei segni tangibili della loro vita terrena e del corpo col quale hanno agito, pensato, pregato, lavorato e sofferto. Aiutaci ad onorarli in modo degno seguendo il loro esempio per essere anche noi, un giorno, “trasformati nella gloria dei Tuoi figli”. Amen.

A tutti, nel ricordo dei santi “della porta accanto” che abbiamo conosciuto, buona giornata,

PG&PGR