Carissimi,
sapete che cosa è l’ “Agnus castus”? No? Neanche noi lo sapevamo e perciò ci siamo documentati: è un’erba che… Vi lasciamo momentaneamente in curiosità mentre affrontiamo la fine di questo “scomodo”, ma illuminante, capitolo XIII. Un vecchio adagio recita: “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare” ed è proprio quello che San Francesco di Sales raccomanda a Filotea di non fare: “Nel modo più assoluto, Filotea, non frequentare le persone licenziose, soprattutto se in più, sono anche svergognate, il che avviene quasi sempre; sai perché? Sono come i caproni che, leccando i mandorli dolci, li rendono amari.” Le cosiddette “cattive compagnie” sono sempre pericolose a tutti i livelli e per tutti. Ricordate Pinocchio? Nella fantasia di Carlo Lorenzini (Collodi) il burattino, ingannato dal Gatto e la Volpe finisce appeso ad un albero e, più tardi, seguendo Lucignolo, diventa un asino. Scusateci la metafora, ma anche molti fratelli e sorelle, ammaliati dal piacere facile, hanno permesso che il bene della sessualità si trasformasse nel male della sensualità: i “mandorli dolci” sono diventati amari. E in questo c’è sempre chi ci “sguazza”; il giudizio del Nostro nei confronti di chi è causa di questo è severo: “Quelle anime maleodoranti e quei cuori infetti non riescono a conversare con alcuno, poco importa di quale sesso, senza trascinarlo in qualche modo nell’impudicizia. Hanno il veleno negli occhi e nell’alito come i basilischi” che, guarda caso, sono dei rettili! Ma dalla parte di chi vuole vivere in modo corretto e sano il dono della sessualità c’è sempre il Signore con la forza della Sua Grazia e della Sua Parola: “Frequenta piuttosto le persone caste e virtuose, pensa e leggi spesso cose sante, perché la Parola di Dio è casta e rende casti coloro che vi si compiacciono; sicché Davide la paragona al topazio, pietra preziosa, che ha la proprietà di calmare l’ardore della concupiscenza.” Francesco di Sales, nel Trattato dell’Amor di Dio che, a Dio piacendo rileggeremo insieme dopo la Filotea, fa una netta distinzione tra “amore di benevolenza” che, ispirato dall’amore cristiano in tutte le sue espressioni, compresa la sessualità, è “dono”, e quello di “concupiscenza” che tende solo al possesso dell’altro. E veniamo ora all’ Agnus castus. E’ un tipo di erba che, come dice Plinio il Vecchio nel suo trattato “Naturalis historia”, veniva sparsa sui letti delle donne ateniesi per garantire la loro fedeltà quando i mariti andavano in guerra. Pietro Andrea Mattioli, medico e botanico senese del 500, a proposito dell’Agnocasto, scrive nel suo erbario figurato: “… costringe gli impeti di Venere tanto mangiato fritto quanto crudo… si crede che non solamente mangiandosene o bevendosene faccia gli uomini casti ma ancor giacendovisi…” Beh, crediamo non ci sia bisogno di far ricorso a questo! Cerchiamo piuttosto di seguire il consiglio molto più efficace che ci offre il caro Francesco: “Tienti sempre vicino a Gesù Cristo crocifisso; fallo spiritualmente con la meditazione e realmente con la santa Comunione… perché se tu riposi il cuore su Nostro Signore, che è il vero Agnello casto e immacolato, scoprirai presto che la tua anima e il tuo corpo sono mondati da tutte le sozzure e le sensualità.”
Oggi ricorre la memoria di San Luigi Gonzaga uno dei “campioni” della castità. Vogliamo fare gli auguri a tutti i Luigi che conosciamo e…anche a chi in questo giorno, in terra di Piemonte, tre anni fa, è venuta al mondo.
Preghiamo con le parole della liturgia
O Dio, principio e fonte di ogni bene, che in san Luigi Gonzaga hai unito in modo mirabile l’austerità e la purezza, fa’ che per i suoi meriti e le sue preghiere, se non lo abbiamo imitato nell’innocenza, lo seguiamo sulla via della penitenza evangelica.
Ed oggi ripensiamo a qualche cosa di ciò che abbiamo letto, in questi ultimi giorni, sulla castità. Buona giornata,
PG&PGR