Carissimi,
mentre inizia il mese di settembre, noi continuiamo la riflessione che ci viene offerta da San Francesco di Sales sulla maldicenza e i suoi effetti. Ieri parlavamo di alcuni esempi che egli fa…Eccoli: “Supponi che in presenza di ragazze vengano raccontate delle licenziosità commesse da Tizio e da Caia: è una cosa senz’altro pericolosa; oppure supponi che si parli della dissolutezza verbale di un tale o di una tale, sempre esemplificando; o ancora di una condotta oscena: se io non biasimo chiaramente quel male, o, peggio, tento di scusarlo, quelle tenere anime che ascoltano, avranno la scusa per lasciarsi andare a qualche cosa di simile; il loro bene esige che, con molta franchezza, biasimi all’istante quelle sconcezze.” Ci sembra molto saggio ciò che ci è stato detto soprattutto pensando a quante volte, pettegolando, si intavolano discorsi del genere in presenza di minori che non hanno ancora la possibilità di discernere il bene dal male col rischio di confonderli o, peggio, scandalizzarli. E’ una questione di rispetto nei confronti dell’innocenza di chi ascolta. Continua: “Potrei riservarmi di farlo in un altro momento soltanto se sapessi di ricavarne sicuramente un miglior risultato togliendo allo stesso tempo importanza ai colpevoli.” C’è anche un’altra cosa importante che il de Sales vuole farci notare: “Per parlare del soggetto devo averne l’autorità, o perché sono uno di quelli più in evidenza nel gruppo; nel qual caso se non parlo, avrò l’aria di approvare il vizio: se invece nel gruppo non godo di molta considerazione, devo guardarmi bene dal fare censure.” Ma da che cosa può derivare questa “autorità”? Possiamo tranquillamente rispondere che questa non è data tanto dalla “posizione” di qualcuno, quanto dalla consapevolezza che, come cristiani, abbiamo delle responsabilità verso gli altri e…verso noi stessi. Anche la prudenza con la quale si “giudicano” determinate azioni, ha la sua importanza. Dice infatti il Nostro: “Più di tutto poi è necessario che io sia ponderato ed esatto nelle parole, per non dirne una sola di troppo: per esempio. se devo riprendere le eccessive libertà di quel giovanotto e di quella ragazza, perché chiaramente esagerate e pericolose, devo saper conservare la misura per non gonfiare la cosa nemmeno di un soffio.” Altra domanda: come si fa a “conservare la misura” senza eccedere da una parte o dall’altra? Ecco la risposta che ci viene offerta: “Se c’è soltanto qualche sospetto, dirò soltanto quello; se si tratta di sola imprudenza, non dirò di più; se non c’è né imprudenza, né sospetto di male, ma soltanto materia perché qualche spirito malizioso faccia della maldicenza, non dirò niente del tutto o dirò soltanto quello che è”. Parlare del prossimo è sempre un argomento molto delicato e Francesco è pienamente cosciente di questo; quindi aggiunge: “Quando parlo del prossimo, la mia bocca nel servirsi della lingua è da paragonarsi al chirurgo che maneggia il bisturi in un intervento delicato tra nervi e tendini: il colpo che vibro deve essere esattissimo nel non esprimere né di più né di meno della verità.” Ma anche il chirurgo più esperto può commettere involontariamente un errore. Con tutto il rispetto per Francesco di Sales, onde evitare qualche “taglio inadeguato”, ci sentiamo di suggerire quello che Gesù stesso dice (Mt 5,37): “Sia il vostro parlare sì,sì; no, no; il di più viene dal maligno.
Preghiamo
Signore insegnaci a parlare e a tacere: parlare quando questo può aiutare gli altri; tacere quando rischiamo di far prevalere il nostro punto vista e facci il dono del discernimento. Amen
Ed oggi, come mettere in pratica queste parole di Gesù? Buona giornata,
PG&PGR