Carissimi,
alla Beata Vergine Maria che oggi ricordiamo ai piedi della croce, affidiamo questo secondo incontro sul XXXV capitolo. A tutti sarà capitato (e capita) di dover affrontare, durante la giornata, tante piccole difficoltà. Abbiamo mai pensato che, se affrontate con fiducia e offerte al Signore, possono diventare preghiera? Dice San Francesco di Sales: “ I piccoli gesti quotidiani di carità, un mal di testa, un mal di denti, un lieve malessere, una stranezza del marito o della moglie, un vaso rotto, un dispetto, una smorfia, la perdita di un guanto, di un anello, di un fazzoletto; quel piccolo sforzo per andare a letto presto la sera e alzarsi al mattino di buon’ora per pregare, per fare la comunione; quella piccola vergogna che si prova a fare in pubblico un atto di devozione; a farla breve, tutte le piccole contrarietà accettate e abbracciate con amore fanno infinitamente piacere alla Bontà divina, che, per un bicchiere d’acqua, ha promesso il mare della felicità completa ai fedeli; e siccome queste occasioni si presentano in continuazione, servirsene bene è un mezzo sicuro per accumulare grandi ricchezze spirituali.” Prima di andare avanti col testo, vogliamo soffermarci su “quella piccola vergogna che si prova a fare in pubblico un atto di devozione”. Ci è già capitato, in passato, di parlare del cosiddetto “rispetto umano” che, come qualcuno lo ha definito, “è un moto pernicioso del nostro interno che affiora quando è richiesta la manifestazione spontanea delle proprie convinzioni religiose, represse per vergogna o per timore di darne testimonianza”. Certo che l’essere umano è veramente strano! Non ci si vergogna di tante cose “vergognose” e ci si vergogna di ciò che non lo è! Non meravigliamoci perché questo avviene molto spesso. Facciamoci una domanda: in quante famiglie credenti, praticanti, magari impegnate in parrocchia, si evita di parlare della propria fede? In quante di queste famiglie si prega insieme? Perché mai questo strano “rispetto umano” deve generare vergogna nel testimoniare, anche tra i propri familiari, ciò in cui si crede? Forse dovremmo ripensare più spesso a quello che Gesù ha detto: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria…”(Cfr. Lc 9,26). Sarebbe un grande passo in avanti se i genitori che chiedono il Battesimo per i propri figli si impegnassero veramente, e non solo a parole ad educarli “nella fede perché nell’osservanza dei comandamenti imparino ad amare Dio e il prossimo come il Signore Gesù ci ha insegnato”? (Rito del Battesimo). E quando arriva il momento di iniziare il catechismo in preparazione alla Prima Comunione? La maggior parte di quei bambini non sanno neanche cosa sia il “segno della croce”. Non parliamo poi della propria fede tenuta ben nascosta nell’ambiente di lavoro, nella scuola, con gli amici… Ma quando i cattolici capiranno che la fede non è una fatto privato tra noi e Dio, ma un dono prezioso che, non solo va conservato, ma condiviso e testimoniato senza alcuna vergogna!
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
O Padre, che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, hai voluto presente la sua Madre Addolorata: fa’ che la santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Amen
E questa sera, quando la famiglia sarà riunita per la cena, sarebbe bello ringraziare insieme il Signore per tutti i suoi doni. Buona giornata,
PG&PGR
P.S.
Per gli amici della parrocchia romana: Non dimentichiamo l’impegno di questa sera, alle 21:00, Veglia di preghiera (e digiuno) per i rifugiati afghani.