4 Aprile 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9)

Carissimi,

molti di noi forse ricorderanno: erano le ore 12 del 25 ottobre 1962 quando il Santo Papa Giovanni XXIII lanciò, attraverso la Radio Vaticana, un accorato appello per la pace, alle “superpotenze (USA e URSS) pronte a scatenare un terzo conflitto mondiale, con armamenti nucleari, che avrebbe portato morte e distruzione ovunque. I “grandi” accolsero l’appello di quell’uomo vestito di bianco! Pochi mesi dopo, l’11 aprile 1963, durante la prima sessione del Concilio Vaticano II, il “Papa buono” pubblico l’Enciclica “Pacem in Terris” ponendo l’accento su quel desiderio “profondo degli esseri umani di tutti i tempi” che è alla base della convivenza pacifica e sottolineando che “al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si deve sostituire il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia”. E aggiungeva: “Come vicario di Gesù Cristo, Salvatore del mondo e artefice della pace, e come interprete dell’anelito più profondo dell’intera famiglia umana, seguendo l’impulso del nostro animo, preso dall’ansia di bene per tutti, ci sentiamo in dovere di scongiurare gli uomini, soprattutto quelli che sono investiti di responsabilità pubbliche, a non risparmiare fatiche per imprimere alle cose un corso ragionevole ed umano”. Se l’appello del Papa di allora allontanò, all’epoca, il pericolo di una guerra nucleare, oggi la realtà della guerra è tornata con violenza inaudita nel cuore dell’Europa che non deve farci, però, dimenticare che in tanti paesi si combatte da anni quella che il Papa attuale definisce “guerra a pezzetti”. Ma, dice al numero 87 della G.E., se “questa beatitudine ci fa pensare alle numerose situazioni di guerra che si ripetono” deve farci maggiormente riflettere sul fatto che, nel nostro piccolo, anche “per noi è molto comune essere causa di conflitti o almeno di incomprensioni. Per esempio, quando sento qualcosa su qualcuno e vado da un altro e glielo dico; e magari faccio una seconda versione un po’ più ampia e la diffondo. E se riesco a fare più danno, sembra che mi procuri più soddisfazione”. Molto spesso, nei suoi interventi, Papa Francesco ha stigmatizzato il “mondo delle chiacchiere” che si manifesta anche all’interno delle famiglie e della stessa comunità ecclesiale. Continua: “Il mondo delle dicerie, fatto da gente che si dedica a criticare e a distruggere, non costruisce la pace. Questa gente è piuttosto nemica della pace e in nessun modo beata”.[87] E in nota aggiunge in modo molto chiaro e severo: “L a diffamazione e la calunnia sono come un atto terroristico: si lancia la bomba, si distrugge, e l’attentatore se ne va felice e tranquillo. Questo è molto diverso dalla nobiltà di chi si avvicina per parlare faccia a faccia, con serena sincerità, pensando al bene dell’altro”. Francesco di Sales, nelle battute iniziali della Filotea, aveva detto che la vera devozione non può essere vissuta da chi “tuffa la propria lingua nel sangue del prossimo con la maldicenza e la calunnia”. Chiediamo con forza al Signore di tenerci lontano da questa tentazione e…

…Preghiamo

Signore allontana da noi ogni tentazione di divisione, di giudizio e, ancor più, dalla maldicenza. Donaci un cuore amico che sappia cercare solo il bene che c’è negli altri considerando ciò che unisce e non quello che divide. Amen

Ed oggi, noi per primi, agiamo di conseguenza. Buona giornata,

PG&PGR