2 Maggio 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

“Gioia e senso dell’umorismo” è il titolo della seconda sezione del capitolo quarto. Abbiamo avuto già occasione di dire, e la G.E. ce ne dà conferma, che rispondere alla chiamata alla santità non comporta una vita da “musoni”, tutt’altro: “Quanto detto finora non implica uno spirito inibito, triste, acido, malinconico, o un basso profilo senza energia. Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza”. Abbiamo degli ottimi esempi a questo proposito. Ne citiamo solo alcuni: San Francesco d’Assisi, San Tommaso Moro, San Filippo Neri e, alla scuola di San Francesco di Sales, San Vincenzo de’ Paoli; in tempi meno remoti, San Giovanni Bosco e il giovane San Domenico Savio. Per quanto riguarda i nostri tempi non possiamo ignorare il Beato Carlo Acutis che, nonostante la tremenda diagnosi (leucemia mieloide acuta) non perde il suo buonumore trasmettendo gioia e speranza agli altri. Lo “spirito positivo e ricco di speranza” di cui si parla nel testo è ben diverso dalla “rassegnazione”. Citando San Paolo e la “Summa” di San Tommaso d’Aquino, il Papa prosegue: “Essere cristiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17), perché «all’amore di carità segue necessariamente la gioia. Poiché chi ama gode sempre dell’unione con l’amato […] Per cui alla carità segue la gioia». Abbiamo ricevuto la bellezza della sua Parola e la accogliamo «in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo» (1 Ts 1,6). Se lasciamo che il Signore ci faccia uscire dal nostro guscio e ci cambi la vita, allora potremo realizzare ciò che chiedeva san Paolo: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti» (Fil 4,4). [122] Qui entrano in ballo la nostra adesione e la nostra volontà: per raggiungere la vera letizia è necessario permettere allo Spirito di Dio di trasformare il nostro cuore per non lasciarci vincere dalla tristezza, dalla malinconia, dall’umor nero. E anche quando le cose vanno “storte”, ricordiamoci della frase di San Francesco d’A. : “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto.” Come potremmo, altrimenti, vivere e trasmettere con gioia il messaggio evangelico? Il Papa ci fa notare, nel numero successivo, che anche nei profeti dell’Antico Testamento troviamo alcuni inviti alla gioia: “I profeti annunciavano il tempo di Gesù, che noi stiamo vivendo, come una rivelazione della gioia: «Canta ed esulta!» (Is 12,6); «Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme» (Is 40,9); «Gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri» (Is 49,13); «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso» (Zc 9,9). E non dimentichiamo l’esortazione di Neemia: «Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza» (8,10)”.[123] Chiediamo al Signore il dono di rispondere con entusiasmo a questo invito alla gioia.

Come preghiera oggi ve ne proponiamo una attribuita a San Tommaso Moro

Dammi o Signore, una buona digestione
ed anche qualcosa da digerire.

Dammi la salute del corpo,
col buonumore necessario per mantenerla.

Dammi o Signore, un’anima santa,
che faccia tesoro di quello che è buono e puro,
affinché non si spaventi del peccato,
ma trovi alla Tua presenza
la via per rimettere di nuovo le cose a posto.

Dammi un’anima che non conosca la noia,
i brontolamenti, i sospiri e i lamenti,
e non permettere che io mi crucci eccessivamente
per quella cosa troppo invadente che si chiama “io”.

Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo,
concedimi la grazia di comprendere uno scherzo,
affinché conosca nella vita un po’ di gioia
e possa farne parte anche ad altri. Amen

A questo punto non ci resta che augurarvi di non perdere, oggi, il buonumore. Buona giornata,

PG&PGR