21 Maggio 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi

sarà capitato a tutti di chiedere a qualche persona amica di darci una mano. Generalmente si tratta di qualcosa di materiale confidando nella risposta positiva dell’altro. Ma nei confronti di Dio, come ci comportiamo? Il Papa dice: “La supplica è espressione del cuore che confida in Dio, che sa che non può farcela da solo”. Questo saper riconoscere i propri limiti ci dà la misura della nostra umiltà di fronte a Dio che non ci risponde mai: ho altro da fare. Proviamo a sfogliare, ad esempio, il libro dei Salmi: “Nella vita del popolo fedele di Dio troviamo molte suppliche piene di tenerezza credente e di profonda fiducia”. Strano a dirsi, ma anche noi credenti, a volte, facciamo fatica ad avere piena fiducia in quel Padre misericordioso che Gesù Cristo è venuto a rivelarci.  E Francesco, papa, dunque, ci sollecita: “Non togliamo valore alla preghiera di domanda, che tante volte ci rasserena il cuore e ci aiuta ad andare avanti lottando con speranza. La supplica di intercessione ha un valore particolare, perché è un atto di fiducia in Dio e insieme un’espressione di amore al prossimo”. Preghiera, fiducia in Dio e amore del prossimo hanno guidato e illuminato tutti i santi e, in modo particolare, i “santi sociali” che, nonostante le tante difficoltà, hanno saputo dar vita ad opere meravigliose a favore degli “scarti” della società. Ne citiamo, per brevità, solo alcuni: San Giovanni Bosco, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, il Beato Piergiorgio Frassati e tutta la schiera dei santi sociali piemontesi. A questi possiamo tranquillamente aggiungere San Filippo Neri, San Luigi Guanella, Santa Teresa di Calcutta, senza dimenticare coloro per i quali è ancora in corso il processo di Beatificazione: Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi e Mons. Tonino Bello. Ci piace molto la puntualizzazione che aggiunge il Santo Padre: “Alcuni, per pregiudizi spiritualisti, pensano che la preghiera dovrebbe essere una pura contemplazione di Dio, senza distrazioni, come se i nomi e i volti dei fratelli fossero un disturbo da evitare. Al contrario, la realtà è che la preghiera sarà più gradita a Dio e più santificatrice se in essa, con l’intercessione, cerchiamo di vivere il duplice comandamento che ci ha lasciato Gesù. L’intercessione esprime l’impegno fraterno con gli altri quando in essa siamo capaci di includere la vita degli altri, le loro angosce più sconvolgenti e i loro sogni più belli. Di chi si dedica generosamente a intercedere si può dire con le parole bibliche: «Questi è l’amico dei suoi fratelli, che prega molto per il popolo» (2 Mac 15,14). [154] Ci torna alla mente una espressione del “grande vecchio” P. Ruggero che, sorridendo, diceva: «Non mi sono molto simpatici i santi dal “collo storto”; preferisco quelli col “collo dritto” che hanno impegnato la loro vita per altri».

Preghiamo

Signore, la nostra preghiera non si fermi alla contemplazione della Tua bontà ma, nello spirito del duplice comandamento dell’amore, si trasformi in impegno a favore del nostro prossimo. Amen

Ed oggi? Raddrizziamo il collo! Buona giornata e buona domenica,

PG&PGR