11 Giugno 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

abbandonando il pensiero farisaico di una fede vissuta “secondo le opere della legge”, San Paolo ci presenta una “nuova logica della fede centrata su Cristo. La fede in Cristo ci salva perché è in Lui che la vita si apre radicalmente a un Amore che ci precede e ci trasforma dall’interno, che agisce in noi e con noi”. Egli rilegge, alla luce di Cristo, ciò che Dio desidera dall’uomo e che non è impossibile da mettere in atto (Cfr Dt 30,11-14) in quanto non alieno dalle sue possibilità e riferendolo alla presenza di Cristo nel cristiano (Cfr. Rom 10,6-7). Dice infatti il nostro documento: “Cristo è disceso sulla terra ed è risuscitato dai morti; con la sua Incarnazione e Risurrezione, il Figlio di Dio ha abbracciato l’intero cammino dell’uomo e dimora nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo. La fede sa che Dio si è fatto molto vicino a noi, che Cristo ci è stato dato come grande dono che ci trasforma interiormente, che abita in noi, e così ci dona la luce che illumina l’origine e la fine della vita, l’intero arco del cammino umano”.[20] Sappiamo bene, o almeno dovremmo sapere, che Dio non prende mai le distanze e attraverso lo Spirito Santo viene ad “albergare” in ognuno di noi. Continua: “Possiamo così capire la novità alla quale la fede ci porta. Il credente è trasformato dall’Amore, a cui si è aperto nella fede, e nel suo aprirsi a questo Amore che gli è offerto, la sua esistenza si dilata oltre sé. San Paolo può affermare: « Non vivo più io, ma Cristo vive in me » (Gal 2,20), ed esortare: « Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori » (Ef 3,17)”. Attraverso la fede quel “io” che spesso si frappone tra noi e Dio “si espande per essere abitato da un Altro, per vivere in un Altro, e così la sua vita si allarga nell’Amore. Qui si situa l’azione propria dello Spirito Santo”. Dunque, accogliendo in noi l’opera dello Spirito, che è Amore, siamo chiamati a diventare “altri cristi”, acquisiamo i suoi occhi, i suoi sentimenti, la sua stessa disposizione filiale. Aggiunge il Papa: “Fuori da questa conformazione nell’Amore, fuori della presenza dello Spirito che lo infonde nei nostri cuori (cfr Rm 5,5), è impossibile confessare Gesù come Signore (cfr 1 Cor 12,3).[21] Possiamo concludere che, se Dio è esigente, ci dà anche la possibilità di rispondere alle sue “esigenze”. Nel numero successivo, che ha come titolo “La forma ecclesiale della fede”, il Santo Padre, sulla scia di San Paolo che scrive ai cristiani di Roma (Rom 12,3), afferma che l’azione dello Spirito ci spinge necessariamente verso una dimensione ecclesiale: “Il credente impara a vedere se stesso a partire dalla fede che professa: la figura di Cristo è lo specchio in cui scopre la propria immagine realizzata. E come Cristo abbraccia in sé tutti i credenti, che formano il suo corpo, il cristiano comprende se stesso in questo corpo, in relazione originaria a Cristo e ai fratelli nella fede”. Certamente la fede è un dono personale di Dio, ma esige di essere vissuta nella relazione con gli altri. Intendiamoci, non si tratta qui di cadere nell’anonimato e sentirci semplicemente “un elemento di un grande ingranaggio”. Il cristiano, riconoscendosi parte della comunità, della Chiesa, non perde la propria individualità, ma la potenzia e “nel servizio agli altri ognuno guadagna fino in fondo il proprio essere”. Fuori di questa realtà “la fede perde la sua ‘misura’, non trova più il suo equilibrio, lo spazio necessario per sorreggersi”. Non dimentichiamo la dimensione comunitaria che il Signore ha voluto per i suoi apostoli. Aggiunge Papa Francesco: “La fede ha una forma necessariamente ecclesiale, si confessa dall’interno del corpo di Cristo, come comunione concreta dei credenti. È da questo luogo ecclesiale che essa apre il singolo cristiano verso tutti gli uomini”.La fede, pur “nascendo” come un dono elargito al singolo, trova il suo “imput” nell’ascolto ed è destinata a diventare annuncio: “La fede si fa allora operante nel cristiano a partire dal dono ricevuto, dall’Amore che attira verso Cristo (cfr Gal 5,6) e rende partecipi del cammino della Chiesa, pellegrina nella storia verso il compimento. Per chi è stato trasformato in questo modo, si apre un nuovo modo di vedere, la fede diventa luce per i suoi occhi”.[22] Con questa visione della fede che si apre ad un modo nuovo di essere testimoniata da ognuno di noi, si conclude il primo capitolo della Lumen Fidei.

Preghiamo

Signore Dio Padre dell’umanità, la fede di cui ci hai fatto dono ci aiuti a sentirci meno soli, meno indipendenti, meno ripiegati su noi stessi e ci renda aperti e solleciti verso tutti. Amen

Ed oggi…apriamoci maggiormente all’azione dello Spirito. Buona giornata,

PG&PGR