6 Giugno 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

quante parole pronunciamo durante una giornata? Avete mai provato a contarle? Noi no! Ma sono senz’altro moltissime, forse troppe, qualcuna importante, altre superflue…Sempre e comunque parole umane. Il Papa, riferendosi alla Parola (di Dio), apre il numero 10 dicendo: “Quello che viene chiesto ad Abramo è di affidarsi a questa Parola. La fede capisce che la parola, una realtà apparentemente effimera e passeggera, quando è pronunciata dal Dio fedele diventa quanto di più sicuro e di più incrollabile possa esistere, ciò che rende possibile la continui-tà del nostro cammino nel tempo”. Gesù dirà: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» un detto riportato dai tre Vangeli sinottici (Mt 24,35; Mc 13,31; Lc 21,33). A noi la scelta di accogliere questa Parola con la stessa fiducia di Abramo, con la sua stessa fede e disponibilità: “La fede accoglie questa Parola come roccia sicura sulla quale si può costruire con solide fondamenta”. Come non pensare alle parole di Gesù a proposito della casa costruita sulla roccia? (Cfr. Mt 7,25). Sul piano linguistico la L.G. continua con una precisazione (che riportiamo per fedeltà al testo): “Per questo nella Bibbia la fede è indicata con la parola ebraica ’emûnah, derivata dal verbo ’amàn, che nella sua radice significa “sostenere”. Il termine ’emûnah può significare sia la fedeltà di Dio, sia la fede dell’uomo. L’uomo fedele riceve la sua forza dall’affidarsi nelle mani del Dio fedele. Giocando sui due significati della parola — presenti anche nei termini corrispondenti in greco ( pistós) e latino ( fidelis) —, san Cirillo di Gerusalemme esalterà la dignità del cristiano, che riceve il nome stesso di Dio: ambedue sono chiamati “fedeli”. L’affermazione “l’uomo fedele riceve la sua forza dall’affidarsi nelle mani del Dio fedele” appena citata, ci incoraggia in quanto è l’assicurazione che non siamo lasciati a noi stessi, alle sole nostre forze: la fedeltà di Dio sostiene la nostra. Sant’Agostino, commentando il salmo 32 dirà «L’uomo fedele è colui che crede a Dio che promette; il Dio fedele è colui che concede ciò che ha promesso all’uomo»”.[10] Avviandosi a concludere il discorso sulla fede di Abramo, Papa Francesco vuole mettere in risalto un altro importante elemento: “Un ultimo aspetto della storia di Abramo è importante per capire la sua fede. La Parola di Dio, anche se porta con sé novità e sorpresa, non risulta per nulla estranea all’esperienza del Patriarca. Nella voce che si rivolge ad Abramo, egli riconosce un appello profondo, inscritto da sempre nel cuore del suo essere. Dio associa la sua promessa a quel “luogo” in cui l’esistenza dell’uomo si mostra da sempre promettente: la paternità, il generarsi di una nuova vita — « Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco » (Gen 17,19)”. Dio, chiamando l’uomo alla fedeltà dimostra la sua non escludendo le aspettative e i desideri umani. Abramo desidera, legittimamente, una discendenza, ma lui è già avanti con gli anni e sua moglie Sara è sterile. Ma Dio è fedele alle promesse e gli darà una discendenza perché per Lui nulla è impossibile. Commenta il Pontefice: “Quel Dio che chiede ad Abramo di affidarsi totalmente a Lui si rivela come la fonte da cui proviene ogni vita. In questo modo la fede si collega con la Paternità di Dio, dalla quale scaturisce la creazione: il Dio che chiama Abramo è il Dio creatore, Colui che « chiama all’esistenza le cose che non esistono » (Rm 4,17), Colui che « ci ha scelti prima della creazione del mondo… predestinandoci a essere suoi figli adottivi » (Ef 1,4-5). Per Abramo la fede in Dio illumina le più profonde radici del suo essere, gli permette di riconoscere la sorgente di bontà che è all’origine di tutte le cose, e di confermare che la sua vita non procede dal nulla o dal caso, ma da una chiamata e un amore personali. Il Dio misterioso che lo ha chiamato non è un Dio estraneo, ma Colui che è origine di tutto e che sostiene tutto”. Abramo, dunque, è la figura simbolo dell’uomo che crede in Dio, che dialoga con Dio e sa accettare le prove, anche le più difficili: ”La grande prova della fede di Abramo, il sacrificio del figlio Isacco, mostrerà fino a che punto questo amore originario è capace di garantire la vita anche al di là della morte. La Parola che è stata capace di suscitare un figlio nel suo corpo “come morto” e “nel seno morto” di Sara sterile (cfr Rm 4,19), sarà anche capace di garantire la promessa di un futuro al di là di ogni minaccia o pericolo (cfr Eb 11,19; Rm 4, 21)”.[11] Per questo egli sarà il padre comune delle tre grandi religioni monoteiste.

Preghiamo

Sostienici Signore nelle prove della vita. Siamo deboli, fragili, timorosi, a volte il nostro coraggio vacilla, ma Tu non permettere che vacilli la nostra fede. Amen

E anche oggi, con coraggio e tanta fiducia in Dio, andiamo avanti. Buona giornata,

PG&PGR