26 Settembre 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

pensiamo che nessuno di noi possa negare che l’animo umano è in continuo combattimento tra il bene e il male. Il nostro impegno, come cristiani, deve, evidentemente conquistare il primo ed evitare l’altro. Dice il saggio Francesco: “Se il bene è considerato in se stesso, secondo la sua naturale bontà, dà origine all’amore, prima e principale passione; se il bene viene considerato in quanto mancante, provoca il desiderio; se si pensa di poter raggiungere il bene desiderato, nasce in noi la speranza; se si pensa di non poterlo ottenere, ci spinge alla disperazione; quando poi lo si possiede come presente, produce in noi la gioia”. La ricerca del bene, attraverso questi passaggi a volte difficili e faticosi, porta alla gioia e alla realizzazione dei buoni progetti. Anche il male, per contro, cerca di farsi spazio nel nostro animo, ma “se riusciamo a respingerlo proviamo un senso di pace…perché come il possesso del bene rallegra il cuore, la vittoria sul male soddisfa il coraggio”. Qui si intende il coraggio cristiano per affrontare il “buon combattimento della fede” come direbbe San Paolo. In questo eterno duello tra il bene e il male, tra l’amore e l’egoismo, la volontà, quella buona e virtuosa, deve prevalere. La moltitudine delle passioni è sempre presente nell’animo umano, ma viene lasciata a noi la possibilità di dominarle. Certamente Francesco non vuole esaltare lo stoicismo, anzi, per non essere frainteso, cita un brano della “Città di Dio”, un testo di Sant’Agostino, dove si muove una ferma critica nei confronti degli stoici che sostenevano di essere indenni dalle passioni e quindi essere “estranei” ai moti dell’animo e del cuore. Vogliamo proporvelo per intero per permettere una maggiore comprensione di ciò che stiamo dicendo: “Aulo Gellio, imbarcatosi un giorno con un famoso stoico, fu assalito da una furiosa tempesta. Lo stoico ebbe subito paura e incominciò a sbiancarsi in volto, ad impallidire e a tremare in modo così evidente che tutti quelli che erano nella nave se ne accorsero, e lo osservarono incuriositi, sebbene si trovassero con lui nello stesso pericolo. Tornata infine la calma e scomparso il pericolo, la sicurezza ridonò ad ognuno la libertà di parlare e persino di scherzare; allora un edonista asiatico, burlandosi dello stoico, lo rimproverò d’aver avuto paura e di essere diventato pallido e smorto in quel pericolo, mentre egli era rimasto impassibile e sereno; al che lo stoico rispose raccontando quello che il filosofo Aristippo aveva risposto ad uno che, in un caso simile, l’aveva punzecchiato con lo stesso rimprovero: «Hai avuto ragione di non temere per l’anima di un buono a nulla, ma io avrei avuto torto a non temere che si perdesse l’anima di Aristippo». E, caso singolare, Aulo Gellio racconta il fatto come testimonio oculare. Questa risposta servì di più a far conoscere la prontezza di spirito dello stoico che a difendere la sua causa, poiché citando un compagno di timore provò con due irrefutabili testimonianze che anche gli stoici erano sensibili alla paura, la quale, manifestandosi negli occhi, nel viso e nel portamento, dimostra che è una vera passione”. La Chiesa, commenta il de Sales, “ha condannato la follia di tale saggezza che certi presuntuosi anacoreti avevano preteso di introdurre in tempi andati” e, riprendendo lo stesso testo di Agostino cita testualmente: “Tra noi cristiani,  secondo le Sante Scritture e la sana dottrina, i cittadini della santa città di Dio, vivendo secondo Dio nel pellegrinaggio di questo mondo, temono, desiderano, si rattristano e si rallegrano”. Riflettiamo: il Signore Gesù non si è fatto in tutto, eccetto il peccato, simile agli uomini? “Ha desiderato, ha provato gioia e dolore fino a piangere, impallidire, tremare e sudare sangue”. Allo stesso modo Egli chiede ad ognuno di noi di esercitare la nostra volontà nel ricercare sempre il bene, di vivere la vita che ci ha dato non in modo distaccato, come gli stoici, ma avendo i Suoi stessi sentimenti (Cfr. Filippesi, 2,5-11).

Celebrando la memoria dei Santi medici Cosma e Damiano, preghiamo:

Signore, nel ricordo dei Santi Medici e Martiri Cosma e Damiano, vogliamo affidarti tutte le persone che soffrono a causa delle malattie, fisiche e spirituali. Attraverso la loro intercessione, concedi a tutti il conforto della tua presenza e a coloro che li assistono, la tua protezione. Amen.

Ed oggi? Proviamo a fare più nostri i sentimenti del Cristo. Buona giornata,

PG&PGR