8 Novembre 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

il capitolo XVII, penultimo del primo libro del TAD, ha un titolo che, apparentemente, sembra contraddire quanto detto in quello precedente dove di parlava dell’inclinazione naturale ad amare Dio sopra tutte le cose. Ora il Salesio afferma che “per natura nostra, non abbiamo la capacità di amare Dio sopra tutte le cose”. Il motivo è da individuare nella diversità tra “inclinazione” e “capacità”. L’esempio che ci viene offerto è quello delle aquile “che hanno un grande cuore e molta forza per volare; hanno poi la vista immensamente più acuta di quanto non sia la loro potenza di volo e il loro sguardo va molto più veloce e più lontano delle ali”. Spiega ancora il Nostro: “Similmente i nostri spiriti, animati da una santa inclinazione naturale verso la divinità, hanno molta più chiarezza nell’intelletto per vedere quanto essa sia amabile, che forza nella volontà per amarla”. Evidentemente questa sorta di debolezza della volontà è dovuta al peccato che turba l’intelletto e infiacchisce soprattutto la volontà che “non è più in grado di fare un progresso nell’amore divino grande quanto le suggeriscono l’inclinazione naturale e la ragione”. Questo, che si voglia crederlo o no, è l’effetto del peccato sull’animo umano privato dell’originale innocenza, Francesco di Sales, lo sappiamo bene, è sempre stato un grande ammiratore dei filosofi greci quali Socrate, Platone, Aristotele ed altri scorgendo nella loro filosofia l’amore per Dio e per la verità. Riprendendo il pensiero di Sant’Agostino afferma, ad esempio, che Platone “è sufficientemente esplicito nella celebre definizione della filosofia e del filosofo, quando afferma che filosofare non è altro che amare Dio, e che il filosofo non è altri che chi ama Dio”. Ma, nonostante tutto, anche a queste grandi menti, sottolinea il de Sales, è mancato qualcosa in quanto pur avendo “una profonda conoscenza della divinità ed una così forte tendenza ad amarla,hanno poi mancato di forza e di coraggio per amarla davvero”. Ma a noi, dopo più di duemila anni di cristianesimo, non accade la stessa cosa? Se ci guardiamo dentro, forse anche noi, pur amando Dio, in qualche occasione, abbiamo mancato di forza e di coraggio. A domani per la fine del capitolo.

Preghiamo

Rinnova in noi, Signore, la forza del Tuo Spirito e non permettere che manchiamo di costanza e di coraggio nel testimoniare la nostra fede. Amen

E allora oggi, forza e coraggio per andare avanti. Buona giornata,

PG&PGR