28 Gennaio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

proseguendo nella sua trattazione, Francesco riporta una preghiera liturgica per le domeniche di Quaresima, indicata nel Messale del suo tempo che dice così: «O Dio eterno e onnipotente, tu sei il Signore dei vivi e dei morti, e usi misericordia verso tutti coloro che prevedi dover essere tuoi in avvenire per mezzo della fede e delle opere…».  Dio, come dicevamo ieri, non predestina ma, attraverso la sua prescienza e onniscienza, prevede e affida alla fede e alle opere di ognuno non solo la possibilità, ma anche i mezzi necessari alla salvezza. Fede e opere non possono essere mai separate in quanto dipendenti l’una dall’altra. Ma in tutto questo dobbiamo considerare anche la giustizia di Dio. Francesco, seguendo la teologia del suo tempo, afferma che la gloria è frutto della misericordia di Dio verso gli uomini ed è “destinata soltanto a coloro che la divina Sapienza ha previsto che in futuro, obbedendo alla vocazione, sarebbero giunti alla fede viva operante per mezzo della carità”. Se Dio avesse “predestinato” alcuni alla salvezza e altri alla dannazione, indipendentemente dalle opere della carità, non sarebbe né misericordioso né giusto in quanto i meriti e i demeriti non avrebbero fatto cambiare il suo giudizio. Chiediamoci: che merito avrebbero la Santissima Vergine, San Giuseppe, gli Apostoli, i Martiri e tutti gli altri santi, se Dio li avesse predestinati alla gloria? E che demerito avrebbe un povero cristiano se, nonostante il suo impegno, fosse predestinato alla dannazione eterna? L’uomo redento da Cristo, continua il Nostro, è innestato in Cristo e solo restando tale porterà “porterà il frutto della gloria che ci è stata preparata”. Ma se a causa della nostra resistenza “spezziamo il progresso e la successione degli effetti della sua bontà, non ci sarà da meravigliarsi se alla fine saremo tagliati del tutto, e saremo gettati nel fuoco eterno, come rami inutili”(Cfr Gv 15,5-6; Rom 11,17-24). Siamo dunque noi a dover operare delle scelte e “benché sia un dono di Dio appartenere a Dio, tuttavia è un dono che Dio non rifiuta ad alcuno, anzi l’offre a tutti, per concederlo a coloro che di buon cuore acconsentiranno a riceverlo”. Il capitolo si conclude con questo invito di Francesco che facciamo nostro, per noi e per voi: “Rimaniamo dunque in pace, e serviamo Dio per essere suoi in questa vita mortale, e ancor più nell’eterna”.

Oggi la Chiesa ricorda San Tommaso d’Aquino, uno dei più grandi teologi di tutti i tempi, “croce e delizia” per gli studenti di teologia. Preghiamo con le parole della liturgia:

O Dio, che in san Tommaso d’Aquino hai dato alla tua Chiesa un modello sublime di santità e di dottrina, donaci la luce per comprendere i suoi insegnamenti e la forza per imitare i suoi esempi. Amen

Il Signore ci conceda la forza di vivere, oggi e sempre la nostra vocazione. Buona giornata  e buona domenica,

PG&PGR