1 Febbraio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

«Unica è la mia colomba la mia perfetta» (Ct 6,9), dice lo Sposo della sua sposa e da questo versetto Francesco trae lo spunto per l’ottavo capitolo, che oggi iniziamo, e nel quale intende parlarci “dell’incomparabile amore della Madre di Dio nostra Signora”. Certamente, parlando di amore e di carità, non poteva non fare riferimento alla “Madre dell’Amore”. Inizia col dire: “Quando faccio confronti, non intendo assolutamente parlare in alcun modo della Santissima Vergine Madre Nostra Signora. O Dio, proprio no, perché lei è la figlia di una dilezione incomparabile, la colomba unica in tutto, la Sposa tutta perfetta. Su questa celeste Regina, esprimo di tutto cuore questo amoroso e sincero pensiero: che almeno al termine dei suoi giorni mortali la sua carità ha superato quella dei Serafini; perché se molte figlie hanno accumulato ricchezze, lei le ha superate tutte. Tutti i santi e gli Angeli non sono paragonabili che alle stesse e il primo di loro ha la più bella; ma lei è bella come la luna, facilmente individuabile e distinta da tutti i santi, come il sole tra gli astri”. Le espressioni dell’Autore che incontreremo strada facendo, mettono in risalto la sua grande devozione e il suo amore nei confronti della Madre del Salvatore che “sorpassa in perfezione quella di tutti i santi del cielo” e la sua filiale ammirazione per colei che ha esercitato la carità in modo crescente ed eccellente durante tutta la sua vita. Il privilegio di essere stata concepita senza il peccato originale è stato “corroborato” dall’impegno personale di questa creatura tanto che “non ebbe nessuna deviazione né ritardo nella progressione del suo amore, ma salì di amore in amore con un progresso ininterrotto”. Non dobbiamo assolutamente pensare che la Vergine sia stato uno “strumento passivo” nelle mani di Dio. E’ sufficiente ripensare agli episodi evangelici che la riguardano, dal primo “Sì”, al momento dell’annunciazione, all’ultimo pronunciato nel suo cuore sotto la croce del Figlio. L’accettazione del progetto divino diventa un atto di carità infinita anche nei confronti dell’intera umanità. Per questo il Concilio Vaticano II dedica tutto un capitolo, l’ottavo, alla figura della Vergine nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa “Lumen Fidei”. Il santo papa Giovanni Paolo II, nell’udienza generale dell’8 settembre 1982, disse: «Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità». Il de Sales sottolinea: “L’amore materno, il più premuroso, il più attivo, il più ardente di tutti, amore infaticabile ed insaziabile, che cosa non doveva operare nel cuore di una madre tale per il cuore di un tale Figlio?”  E noi possiamo chiederci con quanto amore questa madre ama ognuno di noi tanto da considerarci suoi figli? Oggi, come preghiera, vi vogliamo proporre una piccola parte del Canto 33 del Paradiso, dalla Divina Commedia di Dante Alighieri:

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

Donna, sei tanto grande e grande è il tuo valore che chi desidera una grazia e non ricorre a te è destinato a non veder esaudito il suo desiderio.

La tua bontà non va solo in soccorso di chi la chiede, ma spesso, spontaneamente anticipa la richiesta.

Buona giornata,

PG&PGR