15 Febbraio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

siamo giunti al quindicesimo capitolo che conclude il Terzo Libro del TAD e questo ne è il titolo: “L’unione dei beati con Dio avrà diversi gradi”. Ma come, ci si potrà chiedere, anche in Paradiso esiste una sorta di “classifica”, più o meno a come la immagina il Sommo Poeta nella Divina Commedia? No, Francesco di Sales vuole semplicemente dire che la perfezione delle anime, anche se purificate dalle “scorie” umane, anche se in costante “crescendo”, non potrà mai essere così completa tanto da penetrare interamente e pienamente il mistero di Dio. Ecco come il testo esprime questo concetto: “I beati nel paradiso celeste vedono certamente tutta l’essenza divina, ma nessuno in particolare né tutti insieme la vedono o possono vedere totalmente. No, o Teotimo, perché Dio, essendo assolutamente uno e semplicissimamente indivisibile, non lo si può vedere se non tutto, ed essendo egli immenso, illimitato, senza confini né misura alcuna nella sua perfezione, non vi è, né può esservi, fuori di lui chi abbia il potere di comprendere totalmente o penetrare l’infinita sua bontà, infinitamente essenziale ed essenzialmente infinita”. Senz’altro l’Autore è ben cosciente che questo pensiero non è di facile comprensione e potrebbe “tentare” la delusione; per questo, per spiegarsi meglio, come al solito, ricorre a qualche similitudine dicendo che un bellissimo e armonioso brano musicale, per quanto ascoltato da molti, può essere più o meno gradito a seconda della sensibilità di chi lo ascolta. Ciò che farà la differenza sarà il senso dell’udito, il gusto musicale e, più ancora, quello che quel brano musicale susciterà nello spirito dell’ascoltatore. La stessa cosa può accadere ai pesci e agli uccelli: non finiranno mai di percorrere tutti i mari o battere le ali in tutti gli spazi del cielo. Per questo il de Sales dice: “Noi vedremo e gusteremo lassù nel cielo tutta la divinità, ma nessuno dei beati né tutti insieme la vedranno e gusteranno interamente. L’infinita divinità avrà sempre infinitamente più di eccellenza di quanto noi possiamo avere di sufficiente capacità per gustarla, e noi proveremo il gaudio ineffabile di sapere che, dopo aver appagato tutti i desideri del nostro cuore e ricolmata la sua capacità nel godimento dell’infinito bene che è Dio, ci resteranno sempre perfezioni da conoscere, da godere e da possedere, perfezioni che solo la divina maestà vede ed intende, poiché essa sola può totalmente comprendersi”. La sua convinzione, che sembra essere restrittiva, in effetti non lo è e lo dimostra nell’aggiungere che gli spiriti beati sono estasiati da due cose straordinarie: “una per l’infinita bontà che essi contemplano, l’altra per l’abisso di infinità che resta ancora da vedere in questa stessa bontà”. E nonostante quella apparente limitazione, sottolinea che “la bellezza che vedono essere infinita li rende perfettamente soddisfatti ed appagati…e provano una somma gioia nel vedere che la bellezza che amano è talmente infinita che non può essere totalmente conosciuta che da se stessa: infatti in ciò consiste la Divinità di quella infinita bellezza e la bellezza di quella infinita Divinità”.  Così termina il Terzo Libro e non possiamo che ripetere quel che abbiamo detto ieri: Dio non finisce mai di stupirci!

Preghiamo

Padre buono, Gesù Salvatore, Spirito Santo Amore, vogliamo chiedere l’intercessione di tutti coloro che già godono della Vostra visione affinché ci siano di guida e di esempio in questa vita. La Vergine Maria, “umile e alta più che creatura”, volga su tutti noi il suo sguardo materno. Amen

Ed oggi, perché no? Stupiamoci! Buona giornata,

PG&PGR

N.B. Dopo questo “tour-de-force”, prendiamoci tutti una breve pausa: noi nello scrivere, voi nel leggere e tutti insieme per riflettere. Ci ritroveremo puntuali, a Dio piacendo, lunedì 20 febbraio. Ciao.