16 Marzo 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nel secondo capitolo, che iniziamo oggi, Francesco di Sales ci dice che “Con la santa compiacenza diventiamo come bambini attaccati al petto di Nostro Signore”. “O Dio – esclama – quanto è felice l’anima che trova il proprio piacere nel sapere che Dio è Dio e che la sua bontà è una bontà infinita!”.

Prendendo poi in prestito le parole dell’Apocalisse, continua dicendo che, attraverso la porta della compiacenza, quel celeste Sposo entra nella nostra anima, cena con noi e noi con Lui (Cfr. Ap 3,20) Bisogna, però, che questa compiacenza sia autentica e derivi da quel piacere intimo che si prova nel sentirsi vicini, anzi, insieme a Dio. In questo modo la compiacenza diventa reciproca in quanto la bontà di Dio “si nutre della nostra compiacenza, così, di rimando, la nostra compiacenza aumenta per il fatto che Dio si compiace di vedere che troviamo piacere in Lui”. Non vi spaventate. Sappiamo bene che è un concetto difficile da comprendere; cerchiamo di renderlo un po’ più accessibile con un esempio molto semplice sperando che Francesco approvi: immaginiamo un papà che, nonostante la stanchezza dopo una giornata di lavoro, trova il tempo di giocare un po’ con il proprio bambino; questi sarà felice di giocare col papà che, a sua volta sarà felice di vedere contento il figlio. Il papà “si nutre” della contentezza (compiacenza) del figlio, così come il figlio “si nutre” della contentezza del papà. In questo modo la compiacenza dell’uno alimenta quella dell’altro. Speriamo di non aver ulteriormente complicato il concetto e, se così fosse, perdonateci. Torniamo al testo dove ritroviamo l’Autore che si sofferma a commentare e parafrasare un versetto del Cantico dei Cantici (1,3): “Il re del mio cuore mi ha condotta nelle sue stanze; avremo sussulti di gioia e ci rallegreremo in te, ricordandoci del tuo seno più gustoso del vino; i buoni ti amano”. Poi, uscendo dagli schemi dettati dal pudore del XVII secolo, continua: “Infatti, dimmi Teotimo, che cosa sono le stanze di questo amore, se non il suo petto ricco di varie dolcezze e soavità? Il petto e il seno della mamma sono le stanze dei tesori del bambino; egli non ha altre ricchezze al di fuori di quelle”. Ed ecco un paragone che ha fatto “rizzare i capelli” ai benpensanti dell’epoca: “Il suo seno e il suo petto assomigliano a quelle di una dolce madre che ha due belle mammelle come riserve ricche di dolcezza e di buon latte, dotate di ogni attrattiva atta a catturare il piccolo e caro pargoletto e a offrirgli la possibilità di succhiare latte finché voglia”. Parole scandalose!!! A questo punto è bene leggere ciò che P. Ruggero, a questo proposito, dice in nota: «E’ stato rimproverato al de Sales di mutuare troppo frequentemente le immagini e i termini dell’amore profano, con pericolo di scandalo per le anime semplici. Dom Mackey (grande studioso dell’opera del Salesio, n.d.r.) risponde: “Non sanno forse che, per bocca dei profeti, il Signore attribuisce alla carità infinita che lo anima verso le creature, tutta la tenerezza, tutta la forza dell’amore coniugale e dell’amore materno, in ciò che di più puro, di più toccante, di più elevato essi hanno…” Il de Sales, continua P. Ruggero, era talmente convinto di questo, che a chi gli aveva fatto tale osservazione aveva risposto che era assolutamente necessario parlare in questo modo per far capire il tema». Oggi, certamente, certi linguaggi non fanno più scalpore…!

Preghiamo

Dio grande e misericordioso, quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione, tanto più cresca in noi il fervore per celebrare santamente il mistero della Pasqua. Amen

«Deposta ogni malizia…come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza…» (1Pt 2,1-2). Sia questo il nostro impegno quotidiano. Buona giornata,

PG&PGR