3 Giugno 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

riprendiamo il discorso di ieri per concludere il quinto capitolo. Continua Francesco di Sales: “Ora questo rapimento d’amore si opera nella volontà in questo modo: Dio la tocca con attrattive di soavità, e come un ago attirato dalla calamita, dimenticando la sua natura insensibile, si volge e si orienta verso il polo, così la volontà, toccata dall’amore celeste, si lancia e si porta in Dio, abbandonando tutte le sue inclinazioni terrene, entrando in tal modo in un rapimento non di conoscenza ma di godimento, non di ammirazione ma di affetto, non di scienza ma di esperienza, non di vista ma di gusto e di sapore”.

Ci si potrebbe chiedere quali siano queste “soavità” con le quali Dio ci attrae. Crediamo che ognuno di noi, in modi diversi, possa aver fatto una tale esperienza attraverso un incontro, una buona amicizia, una lettura, una ispirazione dovuta a qualche fatto della propria vita, ecc. “L’intelletto – prosegue l’Autore –  qualche volta è preso da ammirazione vedendo la santa delizia che la volontà trova nella sua estasi, come la volontà, da parte sua, spesso prova piacere scoprendo l’intelletto in ammirazione; per cui queste due facoltà si comunicano a vicenda i voro rapimenti, perché la vista della bellezza ce la fa amare e l’amore che la fa guardare”. Ci sono strade diverse che portano all’amore di Dio, al rapimento, all’estasi e ognuno le percorre in modo del tutto personale. Prendiamo, ad esempio, Sant’Agostino: l’intelletto, lo studio, la speculazione filosofica lo portano ad esclamare, dopo una vita non proprio edificante: «Tardi ti ho amato o bellezza così antica e così nuova!». Diverso è stato il percorso di santi come Paolo, Francesco di Assisi, lo stesso nostro Francesco e tanti altri più o meno conosciuti. Ricordate san Pacomio? Arrivò alla fede ammirando la carità di un piccolo gruppo di cristiani. Continua l’Autore: “Non si viene quasi mai riscaldati dai raggi del sole senza esserne illuminati, né illuminati senza esserne riscaldati; l’amore porta facilmente all’ammirazione e l’ammirazione all’amore”. Ma non sempre l’estasi dovuta all’intelletto e quella che scaturisce dalla volontà, percorrono la stessa strada e “non sono così strettamente legate fra loro che l’una non si possa trovare senza l’altra”. Infatti, spiega, i grandi filosofi del passato, nei confronti del Creatore, hanno avuto più conoscenza (scienza) che amore, mentre i buoni cristiani hanno spesso più amore che conoscenza. Quanto è vera questa affermazione! Le grandi eresie del passato e del presente, infatti, dimostrano che certe affermazioni filosofiche, scientifiche e anche teologiche, non derivano dall’amore per la Verità, quanto dall’autostima e dalla presunzione di alcuni. Quale conseguenza se ne può trarre? Che tanto i “sapientoni” quanto i “buoni cristiani” dovrebbero fare un passo: indietro i primi e in avanti gli altri, dando sempre e comunque la precedenza all’amore. San Paolo è un convinto assertore del primato dell’amore che, come sappiamo, chiama “carità”: «Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla». In nostro amico Francesco non può concludere questo capitolo senza metterci in guardia contro lo spirito maligno, la scimmia di Dio dicendo che anch’egli può portare all’estasi, ma un’estasi fasulla, “vana, senza nerbo, molle”, un’estasi che nulla ha a che vedere con Dio.

Preghiamo con le parole della liturgia che oggi celebra i santi martiri dell’Uganda

O Dio, che nel sangue dei martiri hai posto il seme di nuovi cristiani, concedi che il mistico campo della Chiesa, fecondato dal sacrificio di san Carlo Lwanga e dei suoi compagni, produca una mèsse sempre più abbondante, a gloria del tuo nome. Amen

Ed oggi il nostro amore per Dio sia corroborato dalla volontà di conoscerlo un po’ di più. Buona giornata e buona Solennità della Santissima Trinità,

PG&PGR

Domani la nostra comunità parrocchiale sarà di nuovo in festa dopo i tre anni di “stop” dovuti alla pandemia. La Trinità è la comunità perfetta e noi vogliamo attingere a questa perfezione. L’augurio è esteso a tutti.