14 Novembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

per comprendere quanto il TAD dirà nel quarto capitolo che apriamo oggi, e nei tre successivi, dobbiamo fare una precisazione importante per chiarire cosa l’Autore intende per “indifferenza” visto che questo termine ricorrerà più volte. Partiamo dal titolo: “Dell’unione della nostra volontà al beneplacito di Dio per mezzo dell’indifferenza”. Nel parlare comune l’indifferenza è, generalmente, qualcosa di negativo, di disinteresse e, a volte, passateci il termine, menefreghismo. Ricordate il “questa o quella per me pari sono” di verdiana memoria (Rigoletto)? Nulla di tutto ciò. Nel linguaggio teologico-ascetico, invece, è lo stato necessario al conseguimento della vita perfetta in cui si rinuncia, volontariamente, ad ogni scelta personale finché non si conosca la volontà di Dio per uniformarsi completamente ad essa. E’ questo il significato profondo che il Nostro dà all’indifferenza: capacità di non fare differenze riguardo a noi stessi, al proprio “destino”, alla salute o alla malattia, ecc. Dunque, non è affatto disinteresse, ma il contrario. Scusate questa precisazione, ma riteniamo fosse importante per meglio comprendere il testo che inizia con questa affermazione: “La rassegnazione preferisce la volontà di Dio a ogni altra cosa, ma non cessa di amare molte altre cose al di fuori della volontà di Dio. Ora, l’indifferenza è superiore alla rassegnazione, perché non ama nulla se non per amore della volontà di Dio; sicché nulla tocca il cuore indifferente in presenza della volontà di Dio”. Il termine “rassegnazione” che usiamo per fedeltà al testo, come abbiamo già detto in precedenza, può essere sostituito tranquillamente con “pazienza”. Ci si potrebbe chiedere: ma questa santa indifferenza elimina tutto il resto? Puntuale ci risponde il de Sales: “Senza dubbio, il cuore più indifferente del mondo può essere toccato da qualche affetto fino a quando non scopre dove si trova la volontà di Dio”. Un esempio tratto dalla Sacra Scrittura: Eleazaro, il servo incaricato da Abramo di trovare una moglie per Isacco, pur vedendo che Rebecca era bella e pura “rimase nell’indifferenza fino a che, per mezzo del segno che Dio gli aveva ispirato, riconobbe che la volontà divina l’aveva preparata per il figlio del suo padrone e solo allora le diede gli orecchini e i braccialetti d’oro” (Cfr. Gen 24,16-22). Isacco, che (colpo di fulmine!) si era innamorato follemente di Rebecca, a causa dell’inganno di Labano, dovette sposare prima la molto poco attraente Lia; lo fece “a malincuore e con rassegnazione”. Povero Isacco! Avrà pensato: ma che pazienza che ce vo’!

Preghiamo

Insegnaci, Signore, ad essere santamente indifferenti e aperti ai segni della tua volontà che guarda sempre al nostro vero bene. Amen

Ed oggi, un po’ più di indifferenza, ma quella santa! Buona giornata,

PG&PGR