6 Novembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

con l’incontro odierno iniziamo il nono libro del TAD che ha questo titolo generale: “Dell’amore di sottomissione per mezzo del quale la nostra volontà si unisce al beneplacito di Dio”. Sottomissione e beneplacito, come vedremo, non sono in contrasto e il titolo del primo capitolo è molto simile: “Dell’unione della nostra volontà alla volontà divina detta volontà di beneplacito”. Dunque la “sottomissione” a Dio è un atto libero della nostra volontà che riconosce e accetta la Sua. Come ormai ben sappiamo, quello della volontà e libertà umana e un tema caro e ricorrente nelle opere del Salesio che, in apertura dichiara: “Non si fa niente, tranne il peccato, se non per volontà di Dio, detta assoluta o di beneplacito; volontà che nessuno può ostacolare, e che ci è nota soltanto per mezzo degli effetti che, una volta realizzati, ci provano che Dio li ha voluti e progettati”. Francesco fa poi tre considerazioni ed oggi vedremo insieme la prima e parte della seconda; scrive: “Consideriamo in blocco, Teotimo, tutto ciò che è stato, è e sarà”, cioè la storia del mondo e dell’umanità; poi, parafrasando il salmo 89,6.14, aggiunge: “O Signore, ti loderò perché sei sommamente esaltato; le tue opere sono meravigliose, e la mia anima lo riconosce sempre più; la tua scienza è ammirabile al di sopra di me, mi supera, ed io non posso raggiungerla”. Con questa prima considerazione ci invita a rallegrarci in Dio che è immensamente infinito in “sapienza, in potenza e in bontà”, che sono aggiunge: “le tre proprietà divine in cui l’universo non è che un piccolo saggio”. Dunque, pur restando ammirati dalla bellezza del creato, dobbiamo considerare che la potenza di Dio non si esaurisce in questo e travalica ogni nostra immaginazione. La seconda considerazione suona come un invito: “Contempliamo gli uomini e gli angeli, e tutta la grande varietà di nature, qualità, condizioni, potenze, passioni, grazie e privilegi che l’altissima provvidenza ha stabilito nella moltitudine innumerevole delle intelligenze celesti e delle persone umane, nelle quali viene così mirabilmente esercitata la giustizia e la misericordia divina, e non potremo trattenerci dal cantare con una gioia piena di rispetto e di amoroso timore: Bontà e diritto voglio cantare, a te, Signore, voglio inneggiare”. E’ un chiaro riferimento ai primi due versetti del Salmo 101 nel quale l’autore esprime l’ammirazione per l’amore e la giustizia che Dio esercita in favore delle creature. Dobbiamo però riconoscere che proviamo “la massima compiacenza” quando parliamo dell’amore di Dio, ma un po’ meno quando si parla di giustizia e delle “punizioni” divine che, comunque, Francesco definisce beate: “Beate sono la povertà, la fame, la tristezza, la malattia, la morte, la persecuzione, poiché, quantunque siano giuste punizioni dei nostri sbagli, sono però punizioni così temperate, e, secondo il linguaggio dei medici, così aromatizzate di soavità, benignità e clemenza divina, che la loro amarezza è resa amabilissima”. Forse queste parole, alla nostra mente “moderna”, potranno sembrare esagerate, ma escono dal cuore, dalla mente e dalla penna di chi è “esageratamente” santo. A domani per continuare.

Preghiamo

Padre santo, tutto ciò che hai creato è buono, e giusto è il tuo giudizio. Rendici sempre più degni di essere chiamati tuoi figli obbedienti anche quando troviamo qualche difficoltà ad accettare i tuoi disegni. Amen

Ed oggi, guardando attorno a noi, meravigliamoci delle cose belle che il Signore ci offre. Buona giornata,

PG&PGR