18 Gennaio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

forse il nostro Francesco, accorgendosi di aver un po’ esagerato nell’aver usato il termine “cornacchie”, corregge il tiro. Ma lo giustifichiamo pensando che si sia lasciato influenzare dal cielo di Annecy che, soprattutto verso il tramonto, è affollato da stormi di questi uccelli che, molto rumorosamente, tornano ai loro nidi sulle montagne che ne circondano il lago. Ed è forse per questo che prosegue la sua esposizione dicendo: “Ma lasciando questa incomparabile regina nella sua impareggiabile eccellenza, senza dubbio si sono trovate altre anime nello stato di tale puro amore, che, a confronto delle altre, possono meritare il ruolo di regine, di colombe uniche, e di amiche perfette dello sposo”. Tanto l’Antico, quanto il Nuovo Testamento, sono “affollati” di personaggi che non amavano nulla al di fuori del Signore e dopo di loro sono sorti altri testimoni di tale amore profondo. Il Salesio cita implicitamente Francesco di Assisi ed esplicitamente sant’Agostino, san Bernardo, le due sante Caterina, da Siena e da Genova e “molti altri, ad imitazione dei quali ognuno può aspirare a quel grado divino d’amore”. Chiamandole “anime rare e singolari” le paragona all’uccello del paradiso (una specie originaria della Nuova Guinea che è forse la più bella tra tutti gli uccelli, ndr), che “disdegnando la terra, non la tocca mai e vive sempre nell’aria di modo che, anche quando vuole riposarsi, si attacca agli alberi con fili sottilissimi con i quali rimane sospesa in aria, fuori della quale e senza la quale non può né volare né riposare”. Similmente, prosegue l’Autore: “quelle grandi anime non amano le creature in se stesse, ma nel loro Creatore e il loro Creatore in esse: e se, per la legge della carità, si affezionano a qualche creatura, è soltanto per riposarsi in Dio, unico e ultimo fine del loro amore”. Dunque potremo dire che Dio è il fine e il “mezzo” dell’amore: amare Dio attraverso le creature che sono Sua opera e nutrirsi dell’amore di Dio per poter amare le creature. E’ in questo modo che il comandamento dell’amore di Dio, sopra ogni cosa, si coniuga con l’amore del prossimo. San Giovanni nella sua prima lettera ($,20-21), scrive: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello”.

Preghiamo

Insegnaci, Signore, a riconoscerti nel volto dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, specialmente su quello di chi soffre, di chi è solo, di chi è, in tanti modi, emarginato e rendici, sempre di più, testimoni del tuo amore per loro. Amen

Come potremo vivere questo nuovo giorno? Scopriamolo vivendo profondamente il nostro rapporto con Dio che è amore. Buona giornata,

PG&PGR