23 Febbraio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

rileggendo alcuni passi dell’Antico Testamento ci si rende conto che in essi viene descritta anche “l’ira funesta”, con relative conseguenze, di personaggi biblici importanti. Francesco di Sales, onde evitare che il suo pensiero venga contraddetto o interpretato in modo errato, mette le mani avanti col sedicesimo capitolo che intitola: “L’esempio di molti santi che sembrano aver esercitato il loro zelo con ira, non contraddice il parere espresso nel capitolo precedente” dove, ricorderete, venivano citati alcuni fatti relativi allo zelo…troppo zelante, tanto da escludere la carità che è la sua “mamma”. Dice il nostro Autore: “È certamente vero, amico mio Teotimo, che Mosè, Finees, Elia, Mattatia e vari grandi servi di Dio si servirono della collera per esercitare il loro zelo in molte occasioni citate: ma tieni presente, ti prego, che erano anche grandi personaggi, i quali sapevano adoperare bene le loro passioni e comandare sulla loro ira”. Mosè, come è narrato nel libro dell’Esodo (32, 19-29), scendendo dal monte Sinai con le tavole delle “Dieci Parole” (Dieci comandamenti) e vedendo la perversione del popolo che idolatrava un vitello d’oro, si accese d’ira, spezzo le tavole, frantumò il vitello d’oro rendendolo in polvere che mischiò con dell’acqua e facendolo poi trangugiare al popolo infedele. Finees, nipote di Aronne, preso dallo zelo per il Signore, uccise un israelita che aveva portato nell’accampamento una donna pagana di “facili costumi” (Cfr. Num 25,7-11). Il grande profeta Elia, dopo aver avuto la meglio sui quattrocentocinquanta “profeti” di Baal, li uccise tutti (Cfr. 1Re 18,40). Infine Mattatia, durante il regno del sanguinario Antioco Epifane, che aveva ordinato di offrire sacrifici ai suoi dei, preso dallo zelo, uccise un israelita che aveva ceduto all’ordine del tiranno (Cfr. 1 Mac 2,24-26). Ma questi illustri personaggi, dice il de Sales volendo in qualche modo giustificare questi eccessi di zelante ira, agivano in nome di Dio per salvaguardare il popolo d’Israele da ingerenze pagane senza mai perdere l’equilibrio. E sottolinea: “Ma noi che siamo quasi tutti piccola gente, non abbiamo tanto potere sui nostri movimenti; il nostro cavallo non è così ben addestrato da poterlo guidare e farlo agire a modo nostro”. Lo zelo, infatti, se non è ben calibrato, assomiglia ad un cavallo selvaggio che scalcia qua e là prima di essere domato. Guai avvicinarsi troppo! Prosegue: “I grandi santi, che hanno domato le loro passioni a forza di mortificarle con la pratica delle virtù, possono anche maneggiare liberamente la loro collera, scagliandola o ritraendola, come sembra loro bene; ma noi, che abbiamo delle passioni indisciplinate, esuberanti, o, almeno, male addestrate, non possiamo lasciar libera la nostra ira senza pericolo di grave disordine, perché, una volta lanciata, non la si può più trattenere né regolare, come si dovrebbe”. Quando lo zelo si lascia guidare dalla rabbia, seppur mosso da buone intenzioni, non porta buoni frutti, né per se stessi, né per gli altri: “Colui che vuole correggere gli altri, deve, in primo luogo, aver cura di impedire che l’ra calpesti la regione”. Questo è ciò che consigliava san Dionigi al monaco Demofilo (ne abbiamo parlato l’altro ieri) ed è quello che consiglia a tutti noi. Facciamone tesoro!

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

Concedi, o Signore, alla tua Chiesa di prepararsi interiormente alla celebrazione della Pasqua, perché il comune impegno nella mortificazione corporale porti a tutti noi un vero rinnovamento dello spirito. Amen

Senz’altro siamo tutti coscienti di aver bisogno di correggere tanti nostri scatti d’ira; lasciamoci rinnovare e convertire dallo Spirito Santo. Buona giornata,

PG&PGR