14 Marzo 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

“Il divino amore santifica ancora più eccellentemente le virtù quando esse vengono praticate per suo ordine e comando”. E’ questo il titolo del quarto capitolo che, in verità presenta qualche difficoltà di comprensione… Faremo del nostro meglio. Rileggendo alcuni passi del libro della Genesi ci troviamo di fronte a situazioni particolari: Sara, la moglie di Abramo e Rachele, moglie di Giacobbe. Le due, inizialmente sterili, permettono ai loro sposi di avere dei figli dalle loro serve, Agar, per Sara e Bala per Giacobbe. Non ci meravigliamo di questo, era una prassi comune. Tra i due fatti c’è una differenza: Sara fece poi allontanare la sua serva e il figlio Ismaele, mentre Rebecca accolse e amò come suoi i figli di Bala. Come sappiamo in seguito ebbero anche dei figli propri: Sara, per intervento di Dio rimase incinta e  partorì Isacco; anche Rebecca ebbe dei figli suoi, Giuseppe e Beniamino. Francesco, per spiegare ciò che dice nel titolo, afferma che la carità, quando non riesce a “generare” sante operazioni, si appoggia e “fa appello alle altre virtù” come la moglie di Giacobbe ha fatto con Bala, operazioni che poi diventano proprie: i figli della serva saranno figli di Rachele che morirà dando alla luce l’ultimo figlio di Giacobbe, Beniamino. Ci vengono poi offerti due esempi che chiamano in causa i figli di questa donna, Giuseppe e Beniamino. Il primo, dice il Salesio, è segno dell’amore effettivo che “come un altro Giuseppe, servendosi della pienezza dell’autorità reale, sottomette e riduce all’obbedienza della volontà di Dio tutto il popolo delle nostre facoltà, potenze, passioni e affetti, affinché Dio sia amato, obbedito e servito sopra tutte le cose, attuando in tal modo il grande comandamento celeste: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutto il tuo spirito, con tutte le tue forze”. L’altro è l’amore affettivo o affettuoso, che, come un piccolo Beniamino, è molto delicato, tenero, grazioso e amabile, ma più felice di Beniamino, in quanto la carità, sua madre, non muore generandolo, anzi sembra acquistare nuova vita, per la soddisfazione che ne prova”. Cerchiamo di semplificare il concetto: le azioni virtuose scaturiscono tutte da Dio, il loro valore e la loro santità derivano dalla sola presenza e associazione con la carità. Dunque è sempre la carità che fa da maestra e ci mostra quale sia la strada migliore per fare la volontà di Dio. Non vogliamo essere irriverenti, ma possiamo paragonare la carità ad una grande nave da crociera: salpa da un porto, tocca diverse località dove i turisti scendono per visitare quei luoghi e risalgono a bordo per le tappe successive per poi tornare al porto di partenza portando con loro i souvenir da regalare agli amici. Quella nave, carica di altri turisti, salperà nuovamente…

Preghiamo

O Dio, maestro e guida del tuo popolo, distruggi il peccato che continuamente ci insidia, perché possiamo piacerti e ci sia dato di vivere sicuri nella tua protezione. Amen

Che ne dite di prenotare una crociera su quella nave? Il nome che porta scritto sullo scafo è Carità e il comandante di chiama Dio. Buona giornata,

PG&PGR