7 Marzo 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

oggi iniziamo l’undicesimo libro del Trattato dell’Amor di Dio che si compone di ben ventuno capitoli ed eccone il titolo generale: ”Della somma autorità che l’amore sacro detiene su tutte le virtù, le azioni e le perfezioni dell’anima” e Francesco di Sales ci dimostrerà che ogni virtù, anche se non è mossa da Dio, deve essere animata dall’amore per non rischiare di perdere la sua efficacia. Nel primo capitolo ci parlerà di “Quanto tutte le virtù siano gradite a Dio”. Ma proprio tutte, anche quelle di coloro che non conoscono Dio o che lo rifiutano? Stando a ciò che Francesco afferma, sembra proprio così: La virtù è così amabile di natura sua, che Dio la favorisce ovunque la scopra”. Anche i pagani, spiega, praticavano virtù umane che, però, non superavano le forze dello spirito ragionevole e per questo non avevano un grande valore in quanto coloro che le praticavano lo facevano “soltanto per l’onore…o per qualche altro motivo molto superficiale”. La buona creanza, il rispetto degli altri, pagare il salario agli operai più che virtù, erano atti del buon vivere civile e di giustizia. “Nondimeno –aggiunge l’Autore – benché ciò fosse poca cosa, e accompagnato da molte imperfezioni, Dio lo attribuiva a merito di quella povera gente e la ricompensava con abbondanza”. Di queste virtù “laiche”, cioè non mosse dalla fede, ci vengono offerti due esempi. Il primo è quello delle due levatrici, Sifra e Pua, che vengono incaricate dal Faraone di sopprimere, al momento del parto, tutti i  figli maschi degli Ebrei. Il de Sales afferma, in accordo con lo storico giudeo Giuseppe Flavio, che esse erano egiziane in quanto non è credibile che il Faraone avesse dato questo ordine a delle donne ebree. Dunque, “per quanto fossero egiziane e pagane, temettero di offendere Dio con quella crudeltà così barbara e contro natura…” e per questo furono ricompensate col dono di molti figli (Cfr Es 1,20). Il secondo esempio è quello del re babilonese Nabucodonosor (bella pezza!) che “aveva combattuto una giusta guerra contro la città di Tiro che la giustizia divina voleva punire” ed ebbe, quale ricompensa la conquista dell’Egitto. Infatti, se così non fosse, deduce il Salesio, il giovane Daniele, un giudeo cresciuto alla corte del re ed aveva meritato delle cariche importanti a corte, non gli avrebbe consigliato di scontare i suoi peccati e le sue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti (Cfr. Dn 4,24). Ma possiamo pensare anche a tanti non cristiani dei nostri tempi che hanno vissuto la loro vita predicando la pace e la tolleranza tra popoli diversi e l’hanno persa in nome del bene comune.

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

Dio grande e misericordioso, quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione, tanto più cresca in noi il fervore per celebrare santamente la Pasqua del tuo Figlio. Amen

Ed oggi potremmo chiederci: ma il mio comportamento da cristiano si è sempre lasciato ispirare dall’amore? Buona giornata,

PG&PGR