18 Aprile 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

l’incontro di sabato scorso iniziava con queste parole dell’Autore: “Tutte le virtù si possono aiutare vicendevolmente ed incitarsi reciprocamente nelle opere”. E’ una affermazione che trova riscontro in tante anime cristiane. In questa lunga digressione sull’imperfezione di quelle che i pagani consideravano virtù, dice una cosa analoga prendendo in considerazione, però, i loro vizi:

“Tra i pagani un vizio cacciava l’altro, perché i vizi si cedevano il posto gli uni agli altri, senza mai lasciarne per le virtù”. Molti di loro, infatti, per vanagloria “soffocavano l’avarizia e molti altri vizi, e qualche volta giungevano persino a disprezzare la vanità, per vanità”. Vi sembra strano? Proviamo a pensare alla falsa modestia: può sembrare un rifiuto della vanità, ma non fa altro che alimentarla e anche i grandi filosofi del passato non ne sono stati esenti come dimostra il dialogo tra Diogene Laerzio (da non confondere con Diogene di Sinope che cercava l’uomo girando sempre con una lampada accesa, ma che non era esente da taluni vizi, n.d.r.), e Platone dove l’uno tende a mettere in risalto i difetti dell’altro. Francesco torna a citare Seneca che non rinuncia alla vanità neanche sul letto di morte invitando i suoi amici a conservare, come un bene prezioso, l’immagine della sua vita: “Non vedi, Teotimo; quanto le ciance di quell’uomo sappiano di vanità?”, commenta il Nostro. La maggior parte dei saggi del mondo greco, afferma ancora, non sono stati mossi dall’onestà, ma dall’amore per gli onori che li ha spinti a vivere qualche illusoria virtù: “Non l’amore dell’onestà, ma l’amore dell’onore spinse quei savi mondani all’esercizio delle virtù; le loro virtù furono differenti dalle vere virtù, come l’onore dell’onestà e l’amore del merito dall’amore della ricompensa: coloro che servono i prìncipi per interesse generalmente compiono i servizi più premurosi, più zelanti e sensibili; ma coloro che servono per amore li prestano più nobili, più generosi e quindi più degni di stima”. La realtà di un passato lontano descritto dal Salesio, oggi, in modo prepotente si riaffaccia nell’uomo sempre più ossessionato dall’immagine di se stesso, dall’apparire più che dall’essere. La vanità è sempre più alimentata dal potere mediatico che osanna ora questo/a ora quello/a mettendo in risalto valori effimeri che hanno il potere di “incantare” folle immense, ma che spesso nasconde la verità. I moderni farisei non sono poi così diversi da quelli che si opponevano a chi, con coraggio, li accusava. Ripensiamo alla figura di Giovanni Battista che, lontano da ogni tipo di vanità e di inganno (Cfr. Gv 1,20), fa da battistrada al vero Messia, non sentendosi degno neanche di sciogliergli i lacci dei sandali (Cfr. Mc 1,7). Eppure Gesù lo definì come “il più grande tra i nati di donna” (Cfr. Mt 11,11). A domani per concludere il capitolo.

Preghiamo

Signore Gesù trasforma il nostro cuore rendendolo umile; allontana da noi ogni desiderio di grandezza facendoci sentire piccoli, fragili e sempre più bisognosi del tuo sostegno, sempre più convinti che senza di te non posiamo fare nulla. Amen

Siamo vanitosi? Certamente no, rispondiamo in coro! Ma proviamo a guardare più attentamente nel profondo del nostro cuore… Buona giornata,

PG&PGR