27 Aprile 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

nella terza ed ultima parte del capitolo, Francesco si Sales, ben conoscendo la debolezza dell’animo umano, ci rassicura: “Le opere del giusto non sono cancellate, abolite o distrutte dall’avvento del peccato, ma sono soltanto dimenticate, mentre il peccato del perverso non soltanto è dimenticato, ma viene cancellato, tolto di mezzo, abolito, distrutto dalla santa penitenza”.

E’ dunque la penitenza che “dà il via” alla misericordia di Dio che “dimentica” il male commesso, ma conserva sempre la memoria per le opere di carità. Per maggiore chiarezza l’Autore afferma che “il peccato commesso dal giusto non fa rivivere i peccati già perdonati, in quanto sono stati completamente distrutti, mentre l’amore che torna nell’anima del penitente, fa rivivere tutte le opere sante di prima”. Praticamente il peccato è sensibile di deterioramento, ma le opere buone restano; sembra che Dio voglia, a tutti i costi, salvare tutti i suoi figli. Anzi, non sembra, è così! Questo dovrebbe rassicurare gli “scrupolosi” cioè quelli che, ad ogni confessione, si accusano dei peccati già perdonati. Continua il Salesio: Non è ragionevole che il peccato abbia tanta forza contro la carità come la carità ne ha contro il peccato, perché il peccato proviene dalla nostra debolezza, mentre la carità viene dalla potenza divina: se il peccato abbonda in malizia per rovinare, la grazia sovrabbonda per riparare”. Questo è confermato anche dalla Lettera ai Romani (5,20): «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia». Maria Maddalena, il buon ladrone e lo stesso san Paolo, ne sono testimoni. La grazia, essendo opera di Dio non muore mai e Francesco ci offre l’esempio del fuoco sacro dell’altare del Tempio di Gerusalemme che, quando le truppe babilonesi distrussero la città deportando nel loro paese gli Israeliti, fu nascosto in un pozzo e si tramutò in fango. Al ritorno dall’esilio, dopo circa settanta anni, gli ebrei tirarono fuori dal pozzo quel fango che, messo al sole, divenne nuovamente fuoco (Cfr. 2 Mac 1,19-22). Ed ecco come il nostro conclude: “Quando l’uomo giusto è reso schiavo dal peccato tutte le opere buone vengono ridotte a fango…ma alla fine della prigionia…per mezzo della penitenza…le sue opere vengono tirate fuori dal pozzo…e, toccate dai raggi della misericordia celeste rivivono e si mutano in fiamme…per essere rimesse sul sacro altare della divina approvazione e riacquistare la loro dignità di prima, il loro pregio anteriore e il loro primo valore. E cosa possiamo aggiungere? Nulla, ma non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per la sua bontà e la sua misericordia.

Preghiamo

Dio onnipotente ed eterno, rendi sempre operante in noi il mistero della Pasqua, perché, nati a nuova vita nel Battesimo, con la tua protezione possiamo portare molto frutto e giungere alla pienezza della gioia eterna. Amen

Fermiamoci un momento, oggi, per riflettere su tutti i doni che il Signore continuamente ci fa e, soprattutto, per la sua misericordia che guarda con com-passione ed amore alla nostra povera umanità. Buona giornata e buona domenica,

PG&PGR