Carissimi,
se la prima qualità del sale, della quale ci ha parlato ieri Francesco di Sales, per qualcuno era sconosciuta, non lo è certo la seconda e cioè quella di dare gusto e sapore ai cibi. Probabilmente sarà capitato a tutti, cucinando, di aver dimenticato il sale o, comunque, non averne usato in quantità adeguata al tipo di cibo, sempre facendo attenzione alla pressione e alla glicemia! Ora, dice il nostro Oratore: “Il sale che condisce tutto quello che facciamo è la saggezza e la discrezione”. Molti ricorderanno che prima della Riforma Liturgica dovuta al Concilio Vaticano II, uno dei segni che venivano posti sui bambini al momento del Battesimo, era quello di mettere sulle loro labbra un pizzico di sale mentre il ministro diceva: ricevi il sale della sapienza. Non era certo solo la sapienza umana che si chiedeva per quella creatura, ma soprattutto quella dello spirito che avrebbe dovuto illuminare la sua esperienza umana di figlio di Dio e membro della Chiesa. Certamente ricorderete che Francesco, qualche giorno fa (il 14 aprile), ci aveva detto che la Chiesa è come una “grande farmacia”. Oggi ci dice che essa “non è altro che un ospedale nel quale ci sono molte corsie piene di ammalati; infatti, i peccatori non sono forse degli ammalati?”. Beh, oggi, negli ospedali, lo sappiamo, gli ammalati non occupano solo le corsie, ma anche i corridoi e tutti gli spazi destinati ad altro. Ma Francesco si riferisce a pazienti particolari: ammalati di pigrizia spirituale, di volontà di autoaffermazione che spesso porta ad annullare la povertà di spirito, o peggio, alla sopraffazione: “Le stranezze, le volontà proprie che non vogliono sottomettersi, i giudizi particolari, le intenzioni macchinose che rovinano e guastano tutte le nostre azioni migliori, la debolezza e la negligenza di spirito che non ha coraggio di tendere alla perfezione, che altro sono se non malattie contratte dalla nostra anima nella comunione che abbiamo avuto con il peccato?” Certamente ciò che il de Sales dice è rivolto direttamente a coloro che hanno scelto una vita che tende alla perfezione e cioè religiosi e religiose; ma non credete che possa coinvolgere ogni cristiano? Tutti siamo malati e bisognosi di quelle cure che solo il medico celeste può offrirci, ruotiamo tutti attorno allo stesso Ospedale. Certo, anche in questo, non tutto funziona come dovrebbe e il buon Papa Francesco, che ora riposa nella pace, ce lo aveva fatto notare più volte; ma ogni Ospedale può funzionare meglio se “medici” e “pazienti” fanno bene ciò che devono fare.
Oggi è il Primo maggio, festa di san Giuseppe lavoratore e alla sua intercessione vogliamo affidare tutti coloro che lavorano con coscienza e tutti coloro ai quali il lavoro manca o sono sfruttati. Preghiamo
O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Amen
Possiamo essere “medici”, “operatori sanitari” o “pazienti”, ma oggi siamo chiamati a far funzionare al meglio quell’ospedale che si chiama Chiesa dove tutti siamo chiamati a ben operare. Buona giornata e buona festa,
PG&PGR