2 Dicembre 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

il nono capitolo, che affrontiamo oggi, ha questo titolo: “Come la purezza dell’indifferenza debba essere praticata nelle azioni dell’amore sacro”. L’indifferenza, come certamente ricorderete, nel linguaggio teologico-ascetico, è lo stato necessario al conseguimento della vita perfetta in cui si rinuncia, volontariamente, ad ogni scelta personale finché non si conosca la volontà di Dio per uniformarsi completamente ad essa. Il de Sales prende in considerazione la storia di un musicista famoso che perde l’udito. Per quanto simile, evidentemente, non si riferisce a Ludwig van Beethoven visto che è nato 148 anni dopo la morte del Salesio. Ecco la storia: “Uno dei più celebri musici del mondo, che suonava a perfezione il liuto, diventò in breve così gravemente sordo fino a perdere completamente l’udito; tuttavia continuò a cantare e a maneggiare con meravigliosa delicatezza il suo liuto per la grande abitudine che aveva, e che la sordità non gli aveva tolto. Ma non potendo provare alcun piacere nel suo canto e nel suono, perché, privo dell’udito, non ne sentiva la dolcezza e la bellezza, cantava e suonava unicamente per contentare un principe, di cui era nato suddito e a cui aveva sommo desiderio di piacere, poiché gli era obbligatissimo, essendo stato allevato in casa sua fin dalla giovinezza. Perciò aveva una indicibile gioia di piacergli, e quando il principe gli dava segno di gradire il suo canto, era fuori di sé dalla contentezza. Ma succedeva, a volte, che il principe, per mettere alla prova l’amore del suo amabile musico, gli ordinasse di cantare, e se ne andasse subito a caccia, lasciandolo solo; ma il desiderio che il cantore aveva di ottemperare ai desideri del suo signore, gli faceva continuare il canto con tutta l’attenzione come se il principe fosse presente, sebbene in verità non provasse alcun gusto a cantare: poiché non provava né il piacere della melodia di cui lo privava la sordità, né quello di piacere al principe, il quale era lontano e non poteva godere la dolcezza dei bei motivi da lui eseguiti”. Probabilmente questo racconto l’Autore lo ha inventato per farci capire che, pur amando Dio con tutto il cuore, alcuni possono correre questo rischio che sa un po’ di narcisismo: “Invece di amare Dio per piacere a Dio, cominciano ad amare per il piacere che provano essi stessi nell’esercizio del santo amore. Invece di essere innamorati di Dio come prima, si innamorano dell’amore che gli portano”. Per chiarire meglio il concetto, azzardiamo un esempio: un padre o una madre amano così tanto i propri figli che pian piano si innamorano dell’amore che gli portano: l’amore per il loro ruolo di genitori prende il sopravvento sull’amore per i figli. Ma cosa cambia, potremmo chiederci? “La trasformazione consiste proprio in questo: invece di amare quel santo amore perché tende a Dio che è l’Amato, l’amiamo perché proviene da noi, che siamo gli amanti”. L’amore, in questo caso, sta proprio nel compiacersi del proprio amore per Dio e ci spinge a pensare: Quanto sono bravo/a! Ricorriamo un po’ alla fantasia per comprendere meglio: Francesco di Sales, dopo aver messo la parola “Fine” al suo TAD, lo rilegge e si compiace con se stesso per averlo scritto; l’oggetto principale non sarebbe più l’Amore di Dio, ma l’amore per se stesso che ha scritto un simile Trattato. Siamo però certi che le cose non siano andate in questo modo, ma che l’amore di Dio che lo ha mosso a scrivere sia andato mano aumentando e che i ruoli, nel suo cuore non si siano invertiti: Dio è rimasto l’Amato, Francesco l’amante.

Domani sarà la Prima domenica di Avvento, tempo di attesa, di speranza e di gioia.

Preghiamo

O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Amen.

 

Buona giornata, buona domenica e buon cammino di Avvento a tutti,

PG&PGR