25 Aprile 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

grande è la misericordia che Dio usa verso di noi quando, attraverso il ministero della Chiesa, si chiede perdono e dunque “il santo amore, ritornando nell’anima, fa rivivere tutte le opere che il peccato aveva fatto morire”. Questo è il titolo del dodicesimo capitolo che iniziamo oggi e nel quale Francesco di Sales ci incoraggia a confidare sempre nell’amore di Dio, anche quando ci siamo allontanati da Lui. Qualcuno potrebbe chiedersi: che fine fanno le opere buone compiute durante questo momentaneo “allontanamento”? Sono inutili? No, risponde il de Sales in quanto non sono morte definitivamente, ma solo assopite. Per spiegarsi meglio cita le parole di Gesù che, nell’episodio della figlia di Giairo (Cfr. Mt 9,24), afferma che quella bambina non è morta, ma dorme. Allo stesso modo: “le opere dei giusti, e soprattutto degli eletti, che il sopravvento del peccato fa morire, non sono chiamate opere morte, ma soltanto tramortire, mortificate, assopite o svenute, perché con il ritorno della santa dilezione, devono, o almeno possono, subito rivivere e risuscitare”. Da sottolineare, però, quel “devono o almeno possono”. Questo dipende esclusivamente dalla nostra volontà di tornare a vivere nella grazia di Dio che è sempre pronto ad accoglierci. E così come “il ritorno del peccato toglie la vita al cuore e a tutte le sue opere, il ritorno della grazia restituisce la vita al cuore e a tutte le sue opere”. Pensiamo alle tre “parabole della misericordia” di Dio: quella della pecora smarrita (Lc 15, 4-7), quella della moneta perduta (Lc 15,8-10) e quella del padre misericordioso (Lc 15, 11-32); esse ci fanno ben comprendere quale sia la gioia di Dio nell’offrirci sempre la possibilità del perdono: Egli cerca e attende chi si è perduto e quando lo ritrova…fa festa. Il peccato grave agisce sull’anima, continua il Nostro, “come un inverno rigoroso” che tramortisce tutte le piante della campagna, di modo che se dovesse durare per sempre, rimarrebbero per sempre in quello stato di morte”. Se il peccato “triste e spaventoso inverno dell’anima” durasse per sempre, nulla potrebbe riprendere vita e vigore. Ma, ci incoraggia: “come al ritorno della bella primavera non solo i semi nuovi sparsi in terra mettono graziosi germogli ognuno secondo la sua specie — grazie a questa gioiosa e feconda stagione — ma anche le vecchie piante, che il rigore del passato inverno aveva inaridite, disseccate e tramortite, rinverdiscono, riprendendo la loro forza e la loro vita; così, rimosso il peccato e ritornata nell’anima la grazia del divino amore, non solo germogliano i nuovi affetti portati dal ritorno di questa sacra primavera e producono molti meriti e molte benedizioni, ma le opere inaridite e seccate dal precedente rigido inverno del peccato, come liberate dal loro mortale nemico, riprendono forze e vigore, e, quasi risuscitate, fioriscono nuovamente e producono meriti per la vita eterna”.

Preghiamo con le parole della liturgia che oggi celebra la festa di San Marco Evangelista

O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, fa’ che alla scuola del Vangelo, impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Signore. Amen

In questo settantanovesimo Anniversario della Liberazione, oggi pensiamo anche alla liberazione dal peccato che, sempre, il Signore ci offre. Buona giornata e auguri a tutti i Marco che conosciamo.

PG&PGR