20 Febbraio 2024: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

rileggendo un po’ di storia del nostro Risorgimento, ci si trova di fronte all’ ”eroe dei due mondi”, Giuseppe Garibaldi che, per il suo zelo, ardimento e un po’ di intemperanza, dopo tante imprese eroiche, viene arrestato per ben tre volte prima di ritirarsi, forse in modo forzato, a Caprera. Francesco di Sales, continuando nella sua esposizione, afferma che:

“l’ira è un servo che, essendo potente, coraggioso e pieno di iniziativa, sulle prime fa molto, ma è così ardente, irrequieto, sconsiderato e impetuoso che, ordinariamente, non riesce a compiere nessun bene, senza combinare contemporaneamente tanti guai”. Non possiamo ignorare i fratelli Giacomo e Giovanni, i Boanèrghes, che vorrebbero incenerire quei samaritani che non avevano voluto accogliere Gesù (Cfr. Lc 9,54) e per questo esagerato zelo, ricevono una solenne lavata di capo dal Maestro; oppure Pietro, che al momento dell’arresto di Gesù nell’orto degli Ulivi, estrae la spada e taglia l’orecchio del servo del sommo sacerdote (Cfr. Gv 18,10). Quando lo zelo non è ben temperato (probabilmente molti di noi hanno fatto una esperienza del genere), spesso causa, quanto meno, delle incomprensioni; e lì iniziano i ripensamenti del “senno di poi”: se avessi detto, o non detto, se avessi fatto, o non fatto…! Ed ecco una similitudine rurale del Salesio: “Dice la nostra gente di campagna: non è cosa saggia tenere pavoni in casa, perché, quantunque diano la caccia ai ragni liberando l’abitazione, tuttavia guastano tanto le tettoie ed i tetti che la loro utilità non è paragonabile con il danno che arrecano”. Tante volte l’ira può offuscare lo zelo e far perdere quell’equilibrio di cui abbiamo parlato tante volte nel passato. E anche se è “un aiuto offerto dalla natura alla ragione ed è impiegata dalla grazia al servizio dello zelo per l’attuazione dei suoi progetti”, diventa un aiuto “pericoloso e poco desiderabile”. Talvolta, i contadini, per liberare i campi dalle sterpaglie, usano il fuoco; ma basta che si alzi un po’ di vento, se ne perde il controllo e bisogna mettere mano all’acqua, talvolta con l’intervento dei Vigili del fuoco. E’ capitato anche a noi quando eravamo studenti, un po’ esuberanti…sob! “E’ un gesto disperato – dice Francesco –, nel difendere una fortezza, far ricorso ad un aiuto estraneo che rischia di diventare il più forte”. Quanto è vero e saggio ciò che dice! L’amor proprio e l’ira, talvolta sono mascherati da zelo per nascondere sotto il suo nome, la loro sregolatezza. Ma una cosa che noi cristiani dobbiamo sempre tener ben presente è che lo zelo è sempre al servizio della carità e non il contrario.

Preghiamo con le parole della liturgia odierna

Volgi il tuo sguardo, o Signore, a questa tua famiglia, e fa’ che, superando con la penitenza ogni forma di egoismo, risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Amen

Il nostro zelo, oggi, non “faccia a pugni” con la carità. Buona giornata,

PG&PGR