19 gennaio 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

quella dell’intenzionalità nel celebrare i Sacramenti di cui abbiamo parlato ieri, può sembrare una questione di secondaria importanza, ma non è così. Se questo è valido per tutti i Sacramenti, lo è in modo particolare per quello dell’Eucarestia. Lo abbiamo già detto in altre occasioni, ma ci preme ripeterlo: ciò che distingue la Celebrazione Eucaristica cattolica dalla Cena del Signore della chiesa Riformata è basilare. Per noi il pane e il vino diventano effettivamente e realmente il Corpo e il Sangue di Cristo; per loro è soltanto un “ricordo” di quello che Gesù ha fatto. Ed è qui che diventa importante l’intenzione. Francesco di Sales, in questa sezione delle Controversie, si chiede quale fosse l’intenzione di Nostro Signore quando disse: « Fate questo in memoria di me». E spiega: “Non dice semplicemente hoc facite (fate questo), ma ‘hoc facite in meam commemorationem’ (fate questo in memoria di me’.”. Dunque Gesù ha parlato di “memoria” o meglio di “memoriale” che non significa soltanto “ricordare”, ma rendere attuale, attraverso l’invocazione dello Spirito Santo e ripetendo le Sue stesse parole, quello che Lui ha fatto. Continua:  “Non basta fare ciò che ha comandato Nostro Signore, ma bisogna farlo con l’intenzione con la quale Nostro Signore lo ha comandato…intendendo fare ciò che fa la Chiesa, che ha l’intenzione di compiere ciò che il Signore ha fatto e ha comandato di fare in modo che ci si unisca all’intenzione della Sposa (la Chiesa) che è conforme a quella dello Sposo (il Cristo)”.  Per concludere questa sezione ci piace citare ciò che ha scritto Paolo Curtaz, a questo proposito, commentando il Catechismo della Chiesa Cattolica: “L’Eucarestia che celebriamo ogni domenica è un gesto di obbedienza al comando del Signore: ‘fate questo in memoria di me’. In memoria. Meglio: in memoriale, ziqqaron, in ebraico. Una memoria che realizza ciò che sta celebrando. Noi facciamo la Cena in sua memoria, perché egli sia presente, perché riviviamo la sua passione, morte e risurrezione e, da quell’incontro, possiamo camminare durante la settimana. Gesù, nel momento più difficile della sua vita, nel momento dell’abbandono e dell’incomprensione, compie un gesto definitivo: si dona, si consegna, offre la sua stessa vita sull’altare della croce. Non è il pane che diventa Cristo, ma Cristo che si fa pane, per poter essere assimilato, per nutrire, per indicare un nuovo percorso, una nuova logica, quella del totale dono di sé”. Anche Curtaz usa il termine “cena”, non certo perché simpatizzi con le tesi della chiesa Riformata, ma perché quella espressione rende meglio l’idea del convito Eucaristico, della convivialità e della fraternità che dovrebbe regnare tra coloro che la celebrano.

Preghiamo

Signore che come segno della Tua presenza nel mondo ci hai lasciato i Sacramenti, e in modo particolare quello dell’Eucarestia che perpetua il Tuo sacrificio per la salvezza di tutti gli uomini, aiutaci a viverli con pienezza e la grazia che ci accordi attraverso di loro, ci sostenga nel nostro cammino verso di Te. Amen.

Oggi potremmo cercare di ripensare al grande dono che il Signore ci fa quando riceviamo l’Eucarestia. Non ci vuole molto, basterebbe dire…Grazie. Buona giornata,

PG&PGR