28 Aprile 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

siamo alla terza parte di questo lungo capitolo che San Francesco di Sales dedica alle virtù. Partiamo con questa sua affermazione: “Ogni vocazione ha le sue virtù particolari: le virtù proprie di un Vescovo non sono quelle di un principe; le virtù adatte ad un soldato non sono quelle di una donna sposata; quelle di una vedova, sono altre ancora.” Consideriamo, dunque, la nostra condizione e chiediamoci quali dovrebbero essere le nostre virtù: ognuno ha il suo lavoro, la sua famiglia, la sua comunità religiosa e parrocchiale, il suo gruppo; contesti di vita diversi, vocazioni diverse, personalità diverse, accomunate dal desiderio di mettersi alla sequela del Cristo facendo anche riferimento ai consigli del Salesio che, però, non sempre sono attuabili per tutti, allo stesso modo e allo stesso momento. Per questo egli aggiunge: “È vero che tutti devono possedere tutte le virtù, ma questo non vuol dire che debbano praticarle allo stesso modo; ognuno deve impegnarsi in modo tutto speciale in quello proprie dello stato cui è stato chiamato.” A questo punto dobbiamo fare due considerazioni: la prima è che le virtù sono doni di Dio; la seconda riguarda il nostro impegno nel viverle. La domanda che ne scaturisce è sempre la stessa: cosa ne facciamo dei doni che il Signore, considerando il nostro stato, ci offre? E, tra questi doni, a quale diamo la preferenza? Il de Sales ci mette sulla strada giusta: “Tra le virtù che non riguardano in modo specifico il nostro stato, dobbiamo dare la preferenza alle migliori e non alle più appariscenti.” Le comete, dice inoltre, sembrano più grandi delle altre stelle solo perché sono più vicine a noi; lo stesso avviene per alcune virtù che “per il fatto che sono più vicine a noi, sono sensibili e direi quasi palpabili, il popolino le stima molto e le preferisce.” Richiamiamo alla mente l’episodio evangelico della povera vedova che offre per il tesoro del Tempio pochi spiccioli, tutto ciò che aveva per vivere (Cfr. Lc 21,1-4). Il Nostro continua dicendo che si rimane più colpiti “dall’elemosina materiale che da quella spirituale; antepone il cilicio, il digiuno, la nudità, la disciplina e le mortificazioni del corpo alla dolcezza, alla bontà, alla modestia e altre mortificazioni del cuore: se vogliamo essere onesti, queste ultime sono di molto migliori.” Ecco dunque il consiglio che ci dà: “Tu, Filotea, devi scegliere le virtù più consistenti, non quelle che godono di maggior stima; le più efficaci, non le più appariscenti; le migliori, non le più onorate.” Anche se non lo cita direttamente, siamo certi che in quel momento Francesco aveva in mente il passo evangelico che abbiamo riletto lo scorso Mercoledì delle Ceneri (Mt 6,16.16-18).

Preghiamo

Signore insegnaci a non essere orgogliosi di noi stessi quando facciamo del bene, a non vantarci neanche mentalmente e ricordaci che siamo solo umili e “inutili” strumenti nelle Tue mani ricche di amore per tutti. Amen.

Ed oggi, ripensando alla nostra personale vocazione, impegniamoci maggiormente in qualche gesto di amore. Buona giornata,

PG&PGR