Carissimi,
“Bisogna essere giusti e ragionevoli” è il titolo che San Francesco di Sales dà al XXXVI capitolo, sempre della Terza parte di Filotea, che iniziamo oggi. Giusti e ragionevoli…sembrerebbe una cosa ovvia: la giustizia è una virtù cardinale per la vita del cristiano; la ragione è un dono che Dio ha dato all’uomo con la facoltà di pensare e discernere. Ma, stando a quanto dice il Nostro, sembra che l’uomo questo lo dimentichi spesso: “Siamo uomini soltanto perché siamo dotati di ragione, eppure è cosa estremamente difficile trovare un uomo veramente ragionevole, perché l’amor proprio abitualmente offusca la ragione, e insensibilmente ci conduce a mille generi di ingiustizie e cattiverie, piccole sì, ma pericolose, che, come le piccole volpi di cui parla il Cantico dei Cantici (2,15), distruggono le vigne: essendo piccole nessuno ci fa caso ma siccome sono numerose, producono seri danni. Non pensare che quello che ora dirò siano cattiverie e discorsi senza fondamento.” No, Francesco, non crediamo affatto che quanto dici siano cattiverie senza fondamento. Effettivamente corriamo il rischio di considerare i nostri atteggiamenti sbagliati come cose di poco conto e quello che accadeva ai tuoi tempi continua anche ai nostri: “Per poco accusiamo immediatamente il prossimo, mentre scusiamo noi stessi anche nel molto; vogliamo vendere a prezzo molto alto e comperare a buon mercato; vogliamo che si faccia giustizia in casa degli altri, per casa nostra, misericordia e comprensione; pretendiamo che si prendano sempre in buona parte le nostre parole, ma siamo suscettibili e permalosi a quelle degli altri.” Se poi proviamo a portare il discorso sul piano del profitto le cose peggiorano ulteriormente: “Pagando, vorremmo che il prossimo ci cedesse quello che è suo; non è più giusto che si tenga quello che è suo e noi il nostro denaro? Ce l’abbiamo con lui perché non vuole piegarsi a noi, ma non ti pare che dovrebbe essere lui ad avercela con noi perché vogliamo farlo piegare?”. Quando l’uomo si riempie di se stesso il proprio giudizio sulle cose o, peggio, sulle persone, diventa assoluto, insindacabile: “Se ci piace un esercizio disprezziamo tutto il resto e sentenziamo su tutto quello che non è di nostro gusto. Se qualcuno dei nostri dipendenti ha un modo di fare sgarbato, o ci riesce antipatico, può fare qualunque cosa, la prenderemo sempre per traverso; non cessiamo di umiliarlo e siamo pronti al rimprovero; al contrario, se qualcuno ci va a genio, può fare quello che vuole, lo scuseremo sempre.” Fortunatamente quello che aggiunge, almeno a livello familiare, accade molto raramente, ma è molto più frequente a livello sociale: “ Ci sono dei figli veramente buoni e bravi, ma invisi ai loro papà e alle loro mamme solo a causa di difetti fisici e magari poi sono preferiti quelli viziosi, perché hanno delle belle qualità fisiche. In ogni campo diamo la preferenza ai ricchi sui poveri, anche se non sono di stirpe più nobile o più virtuosi; diamo la preferenza anche a quelli vestiti meglio.” Per oggi possiamo fermarci qui e se vogliamo, alla luce di quanto abbiamo letto, proviamo a fare un piccolo esame di coscienza.
Preghiamo
Signore liberaci dalla tentazione di sentirci sempre giusti, di sentirci l’unità di misura del comportamento altrui e ravviva in noi lo spirito di umiltà e di accoglienza. Amen
Ed oggi…rileggiamo il titolo di questo capitolo e… meditiamo. Buona giornata,
PG&PGR